Politica scolastica

Autonomia scolastica: il Regolamento compie 20 anni. E’ servito a migliorare la scuola?

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche compie 20 anni esattamente l’8 marzo: per la verità la data è in un certo senso “virtuale” in quanto il DPR, pur essendo datato 8 marzo 1999, venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 agosto dello stesso anno ed entrò in vigore il giorno 25, giusto in tempo per poter essere applicato a partire dall’anno scolastico 1999/2000.

Un regolamento pressochè intatto a 20 anni di distanza

L’anomalia sulle date è dovuta al fatto che il regolamento era un provvedimento previsto dalla delega contenuta nella legge 59 del 15 marzo 1997, delega che scadeva appunto 24 mesi dopo.
Per evitare di far scadere i termini di legge il Governo licenziò il provvedimento nel corso del Consiglio dei Ministri del 25 febbrario; l’8 marzo il decreto venne controfirmato dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro e, dopo il visto della Corte dei Conti nel mese di luglio, venne infine pubblicato nella Gazzetta.
Da allora il Regolamento non ha più subito modifiche sostanziali ad eccezione di quelle relative all’articolo 3 in materia di Piano dell’offerta formativa introdotte dalla legge 107 del 2015.

Come il Regolamento ha cambiato la scuola italiana

Fra le novità principali previste dal Regolamento vanno segnalate in particolare quelle relative alla facoltà attribuita alle scuole di gestire con ampi margini di autonomia l’organizzazione, la didattica e, conseguentemente, il curricolo e l’offerta formativa.
Altro elemento di particolare rilievo riguarda il fatto che con le nuove regole sulla autonomia i programmi scolastici hanno cessato di essere prescrittivi per essere sostituiti dalle Indicazioni nazionali che si limitano a fornire la “mappa” delle conoscenze, delle abilità e delle competenze che lo studente deve raggiungere al termine di ciascun percorso formativo.
A 20 anni di distanza il bilancio dell’autonomia mette in evidenza aspetti positivi ma anche elementi negativi.
E’ certamente posivito che ciascuna istituzione scolastica possa definire in modo autonomo il proprio piano dell’offerta formativa ma forse in questi 20 anni il Ministero avrebbe potuto (e dovuto) fornire un supporto serio alle scuole stesse, anche dal punto di vista finanziario (i fondi per l’autonomia, dal 1999 in poi, non solo non sono mai aumentati ma addirittura sono stati ridotti).
La stessa novità introdotta dalla legge 107, e cioè l’oganico di potenziamento, non ha dato i risultati che ci si aspettava a causa di un meccanismo che, di fatto, non ha tenuto conto quasi per nulla delle effettive esigenze (a scuole che chiedevano docenti di scienze sono arrivati insegnanti di educacazione fisica e a chi chiedeva docenti di matematica sono stati assegnati insegnanti di musica).

Reginaldo Palermo

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