I veri guai per la scuola italiana sono cominciati con la legge dell’autonomia scolastica. Sono passati ormai venti anni dall’approvazione del DPR 275/99, che, di fatto ha segnato l’avvio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, facendo seguito alla legge Bassanini n. 59/1997.
L’autonomia delle scuola partì dall’anno scolastico 1999/2000. La legge, nella concretezza, attribuiva alle scuole ampi margini di autonomia nella gestione, nell’organizzazione della didattica, nel curricolo e nell’applicazione dell’offerta formativa. Per di più con l’autonomia i programmi ministeriali sono diventati prescrittivi e sono stati sostituiti dalle indicazioni nazionali, le quali hanno introdotto il concetto di competenze sminuendo, di fatto, le conoscenze.
Infatti le indicazioni nazionali riportano una “mappatura” delle competenze che devono essere raggiunte ed acquisite dallo studente al termine di ogni percorso formativo.
Dal punto di vista finanziario i fondi per l’autonomia sono stati ridotti di anno in anno, per cui si può parlare di un’autonomia delle istituzioni scolastiche che esiste solo sulla carta, ma che, in realtà non ha avuto una concretezza fattibile. Ha soltanto aggravato i mali della scuola e da ormai venti anni ne paghiamo amare conseguenze.
Poi è intervenuta la legge 107/2015, la quale ha recepito la legge n.275/99, stravolgendola con l’introduzione dell’organico dell’autonomia e con il potenziamento.
Un potenziamento un poco strano perché se le scuole richiedevano un docente di matematica, ne arrivava uno di musica e non quello effettivamente richiesto dalla scuola.
Bisogna, pertanto, rimettere mano all’impianto normativo della scuola per eliminare tutte quelle storture che ne hanno determinato l’avvio di tanti disastri nella scuola italiana.
Mario Bocola
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