Nel corso del Consiglio nazionale conclusosi a Bologna lo scorso 17 febbraio l’Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici) ha approvato un ampio documento finalizzato anche a definire temi e obiettivi di cui le forze politiche dovrebbero tenere conto in occasione delle prossime elezioni europee.
Che il nostro sistema scolastico stia attraversando da anni una crisi di difficile soluzione – sostiene l’Andis – è ormai un dato di fatto. Sono almeno 4 gli indicatori di tale crisi: gli elevati tassi di dispersione scolastica, il disallineamento tra richieste del mondo del lavoro e offerta formativa, l’analfabetismo funzionale e il divario nord/sud e centro/periferia.
Si legge nel documento: “E’ necessario mettere scuola e formazione al centro del processo di sviluppo del Paese, investendo sul nostro sistema della conoscenza fino ad arrivare almeno alle medie di spesa europee, per uscire da una crisi più che decennale, per superare gli squilibri interni e, soprattutto, per assicurare a tutti i cittadini pari dignità e pari opportunità, secondo i principi costituzionali”.
Secondo l’Andis bisogna riaprire il dibattito sul tema dell’autonomia: “Il processo di autonomia iniziato con tante speranze negli anni 2000 è stato sostanzialmente svuotato del suo significato. All’autonomia scolastica sono state assegnate risorse modeste, organici inadeguati, opportunità formative spesso calate a pioggia dall’alto, secondo un modello centralistico con criteri rigidi e modalità sostanzialmente burocratiche”
“Anche una misura fortemente innovativa e lungamente attesa come l’organico dell’autonomia introdotto dalla L. 107/15 – sottolinea l’associazione – è stata sminuita e sostanzialmente depotenziata da una gestione pletorica e pasticciata, tutta realizzata in via amministrativa e burocratica, che ha reso, di fatto, inconsistenti le potenzialità che avrebbe potuto esprimere”.
Il fatto è che le spinte centralistiche non si sono mai allentate e di fatto hanno ostacolato l’innovazione: “Nei fatti la burocrazia scolastica, piuttosto che supportare le autonomie, ha continuato a gestire i processi dettando norme, criteri applicativi, richiedendo dati e verifiche a ripetizione. Le scuole e i dirigenti scolastici in particolare sono stati sommersi da prescrizioni e da incombenze improprie”.
Il progetto originario dell’autonomia – sostiene l’Andis, va ridefinito attraverso diverse misure:
* definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni in modo da garantire equità delle condizioni di base su tutto il territorio nazionale,
* attribuzione all’ amministrazione scolastica volta di funzioni di indirizzo, coordinamento e verifica, lasciando alle autonomie scolastiche e alle reti previste dal DPR 275 la gestione di tutto quanto attiene all’offerta formativa,
* l’istituzione di Centri di servizio amministrativi per lo svolgimento di pratiche di natura meramente amministrativa,
* ridefinizione dei rapporti tra Stato, Regioni e autonomie scolastiche, rimasta in sospeso dalla riforma costituzionale del 2001,
* la riforma degli organi collegiali della scuola ancora fermi al 1974.
“Il problema – conclude l’Associazione – è riuscire a fare in modo che queste tematiche diventino veramente centrali nel dibattito che si svolgerà in occasione delle prossime elezioni europee, facendole diventare programmi realistici di intervento sulla realtà educativa dei paesi dell’Unione. Non a caso l’ANDIS da anni svolge convegni europei sui diversi sistemi formativi, ma occorre che la dimensione politica si faccia davvero carico dei problemi e offra all’azione delle istituzioni scolastiche autonome risorse, strumenti e punti di riferimento verificabili”.
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