Sarà l’Invalsi, spiega Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi al Sole 24 Ore, a coordinare il processo di autovalutazione di ogni singola scuola e che vedrà il coinvolgimento dell’Indire e di altri interlocutori scelti dalle scuole (università, associazioni culturali e professionali) per realizzare il miglioramento che è stato individuato dalla scuola stessa come necessario.
Gli indicatori per realizzare l’autovalutazione sono contenuti nel Rav: rapporto di autovalutazione, dove si trovano undici indicatori che sono suggeriti alle scuole per avviare la riflessione e stendere il proprio rapporto di autovalutazione. Questi possono essere integrati da altri elementi che le scuole ritengono importanti nel proprio contest.
Gli indicatori che l’Invalsi invierà alle scuole per l’autovalutazione, scrive il Sole 24 Ore che ne ha parlato con il dg per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del Miur, Carmela Palumbo, non saranno solo sugli apprendimenti. Ma anche su organizzazione e dotazioni scolastiche, contesto socio-economico, tipologia di utenza del singolo istituto. Questo per far sì che non si mettano a un confronto una scuola di una periferia di una località disagiata con un istituto di un quartiere residenziale di una grande città. Ora c’è necessità di aggiornamento e formazione ad hoc per gli insegnanti (che dovranno gestire statistiche, indicatori, fare confronti adeguati) e soprattutto bisognerà far decollare al meglio questo sistema di valutazione delle scuole per far sì che i dati resi pubblici dai singoli istituti siano i più veritieri possibili.
“Puntiamo piuttosto a sostenere le scuole, incoraggiandole al miglioramento continuo dei servizi offerti agli studenti – ha spiegato Palumbo -. Per questo la parte più importante della valutazione sarà proprio il piano di miglioramento che va fatto bene e poi realizzato”.
“La valutazione esterna è più incisiva solo nelle scuole con maggiori carenze”.
L’invalsi, per meglio svolgere la sua funzione coordinatrice, si avvarrà anche di appositi esperti, mentre è in fase di sperimentazione la formazione professionale.
Rimangono tuttavia dei nodi: l’esiguo numero di ispettori ministeriali da impegnare nella valutazione esterna e il finanziamento stabile all’Invalsi. Servirebbero almeno 10 milioni l’anno, contro i 4-5 milioni di cui si dispone oggi
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