Diminuirono le iscrizioni e alcune scuole cattoliche sono costrette a chiudere.
È questo il proseguimento di un declino iniziato da anni, almeno 10, se non 20. Cei, Avvenire, Famiglia Cristiana, Agesc, suor Anna Monia Alfieri rinnovano periodicamente grida e allarmi, danno la colpa alla crisi, lamentano la riduzione dei contributi statali (peraltro minimi e anticostituzionali), si appellano alla legge n. 62/2000 (anch’essa sospettata di incostituzionalità e sicuramente incompleta e zoppa), gli argomenti che propongono a sostegno sono sempre gli stessi, fragili se non inconsistenti, ma comunque fanno notizia, tentano sempre qualche politico. Inutile riproporre a Cei, Avvenire, ecc. considerazioni già sviluppate e sempre snobbate per partito preso.
Anche inutile suggerire nuovamente un ricorso alla Corte Costituzionale o una legge di modifica dell’art. 33, comma 2, della Costituzione: sono vie non gradite forse perché sicuramente perdenti.
Sulla questione può essere utile segnalare quella che potrebbe essere la causa madre o principiale della contrazione delle scuola cattoliche, e cioè la secolarizzazione sempre maggiore della società. Aumenta la secolarizzazione, diminuiscono le scuole cattoliche.
Crisi economica, riduzione di finanziamenti statali sono concause marginali. La secolarizzazione è testimoniata da alcuni dati statistici affidabili. Dati riportati nel “IX Rapporto sulla secolarizzazione in Italia”, curato dalla Fondazione Critica Liberale e dalla Cgil-Nuovi Diritti.
In venti anni – 1991/2011 – si sono verificate le seguenti riduzioni:
• Preti, frati, suore: -16%
• Religiosi: -33%
• Religiose: -30%
• Battesimi: -19%
• Matrimoni in chiesa: -6%
Il calo delle scuole cattoliche è in linea e compatibile con dette percentuali.