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Avevamo un sogno e sogno rimane: la fantasia al potere

Da qualche mese, con l’apertura della campagna elettorale, non facciamo altro che ascoltare martellamenti, grillini e no, sull’idea di dare una svolta alla politica di questa Nazione, andando a cercare nella società civile, tanto cara a Antonio Ingroia, il meglio che essa produce, in modo da assestare un colpo decisivo alla Casta che si autorigenera e si autocrea, scordandosi della gente comune che ogni giorno spera e vorrebbe migliorare il proprio stato. E infatti, chi non ripete fino all’inverosimile questo concetto ogni giorno nel luogo di lavoro o nelle piazze o nei ventri aperti del web?
Chi ricorda con quanto entusiasmo fu accolto il nuovo ministro, Francesco Profumo, alla guida dell’Istruzione? E non solo perché non era un politico di professione, ma soprattutto perché era un docente universitario, con moglie insegnante, per cui si pensò che con lui le cose sarebbero cambiate e invece.
E invece si capì subito la continuità con le precedenti scelte politiche, a cominciare dal bando di concorso per le cattedre e fino alla proposta delle 24 ore senza soldi accessori e all’abbattimento di un anno nel corso di studi, non pensando al vuoto culturale nei confronti del curricolo dei i ragazzi, a parte la ulteriore sparizione di migliaia di altri posti.
Un esempio solo per dire che, in accordo con quanto la campagna elettorale proposta dal Movimento 5 Stelle, e non solo, va dicendo anche da tempo, sarebbe stato importante e rivoluzionario ritornare alle origini della politica esemplare, alla scelta liberatoria e saggia, all’interno di questa nobile Nazione che è l’Italia, di personalità nuove, libere, sincere mante democratiche e soprattutto competenti per dirigere la cosa pubblica e in modo particolare un ministero così delicato come quello dell’Istruzione.
Non vogliamo fare paragoni, non ci interessano, ma come hanno fatto tanti politici dall’oggi al domani a passare da oscuri consiglieri comunali o a da negletti cabarettisti o da non meglio precisati odontotecnici a ministri o sottosegretari o anche a semplici deputati al Parlamento? Doti particolari? Capacità particolari? Competenze particolari? Non lo sappiamo, né ci interessa saperlo di fronte allo sfascio e di fronte anche all’implementazione di una legge per l’ineleggibilità dei rei: ce n’era bisogno?
Quello che vogliamo mettere in evidenza tuttavia è il concetto chiave che ha indotto il Pd a scegliere di indire le primarie e a Beppe Grillo di usare il web per candidare i possibili rappresentati del popolo, scavalcando le segreterie di partito: ripartire dalla gente comune
E allora, considerato che Santoro propone un suo Governo virtuale sul suo sito, all’interno del quale propone Milena Gabanelli ministra dell’istruzione al fine pure di evitare l’impasse dentro cui si trova il Pd per formare il nuovo esecutivo; che un precario, al quale va la nostra simpatia, si autocandida a ministro, sulla base proprio di analisi simili alle nostre, perché allora non proporre il nostro direttore, di spiccata e chiara fama e di robusta competenza sulla scuola, come ministro?
Se dunque il principio chiave per oltrepassare il ponte è di pescare all’interno di questa tanto osannata “Società civile” le personalità migliori per risalire la china, cosa può impedire che si faccia da parte nostra una simile proposta?
Si vuole il popolo al Governo? Ecco una donna del popolo che può servirlo egregiamente, onorevolmente e umilmente il Popolo sovrano e proprio come ministro, sulla base della stessa etimologia della parola “Ministro” che corrisponde al latino “minoris”, con le sue relazioni con “minus” che è “meno”, come dovrebbe essere l’umiltà di un simile servizio che si rende alla Nazione.

Pasquale Almirante

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