Politica scolastica

Avremo un Governo senza il M5S? Non sarebbe un colpo di Stato, parola di costituzionalista

Tra le varie ipotesi di formazione del primo Governo della 18esima legislatura, c’è ne è una di cui si parla con una certa insistenza: quella di portare a Palazzo Chigi una coalizione alternativa al Movimento 5 Stelle, soprattutto se i “grillini” non dovessero riuscire a trovare “la quadra” in caso di probabile primo mandato che il Capo dello Stato dovrebbe comunque affidargli. Ma un governo senza il M5S è giuridicamente legittimo? Sembrerebbe di sì, non sarebbe un colpo di Stato. A pensarla così è il costituzionalista Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, avvocato, già docente di Diritto Costituzionale nonché membro della direzione nazionale e dell’esecutivo del PLI.

Lo ha detto, a chiare lettere, il 10 marzo a Pescara prendendo parte della presentazione del libro di Davide Giacalone “RiCostituente: La potenza commerciale e l’impotenza istituzionale”.

“I governi secondo la Costituzione si formano nel Parlamento”

“Se il Governo si fa senza Di Maio – ha spiegato il costituzionalista all’agenzia Ansa – non è un colpo di Stato, non è stato così quando si è fatto il governo senza Berlusconi e non lo sarà adesso. I governi secondo la Costituzione si formano nel Parlamento, se le maggioranze non ci sono non si può fare il governo. In questo momento non si può fare né con Di Maio né contro Di Maio, non mi pare ci siano le condizioni”.

Per Benedetto, “se non si andrà a un governo del presidente, a un governo che provveda a fare una legge elettorale non dico eccellente, ma meno peggio dell’attuale, non si fa nulla. Se si vuole, la legge elettorale si fa in una settimana”.

Quali conseguenze per la Scuola e la Legge 107/15?

L’eventualità di un Governo senza il Movimento 5 Stelle cosa significherebbe per la Scuola? Quali conseguenze vi sarebbero per la Legge 107 del 2015? Dipenderà molto dal genere di coalizione.

Un conto è un Governo di destra, con a capo l’attuale leader Matteo Salvini: in tal caso, soprattutto se al Miur dovesse approdare il senatore Mario Pittoni, si lavorerà sui precari storici, che hanno svolto tre anni di supplenze, sulle maestre con diploma magistrale, “cacciate” dalle GaE dal Consiglio di Stato irremovibile, e sui trasferimenti forzati che il governo Renzi ha attuato in cambio del contratto a tempo indeterminato. È probabile che si lavori su nuovi concorsi su base regionale, introducendo il “domicilio professionale”, oltre che sull’immissione in ruolo di tutti i vincitori del concorso a cattedra, una sistemazione del “potenziamento”, dell’alternanza scuola-lavoro e il ritorno alla bocciatura.

Qualora, invece, i partiti di destra portassero al Miur altri esponenti politici (si parla dell’ex ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, ma anche della responsabile Scuola di Forza Italia Elena Centemero), è probabile che i cambiamenti siano più misurati. In caso di Governo cosiddetto “tecnico”, invece, al momento è impossibile fare previsioni: rischieremmo di sforare nella “fantapolitica”.

Di Maio? “Farebbe bene a leggere libri di storia”

Il presidente della Fondazione Einaudi ritiene che “quelle del 4 marzo sono state le ultime elezioni della Seconda Repubblica, non l’inizio della Terza”; poi si scaglia contro il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio: “farebbe bene a leggere libri di storia”.

E ancora: “La gente pensa che nel 1992 i vecchi partiti siano stati spazzati via dall’elettorato, invece poi fu Tangentopoli; dopo sei mesi, un anno, non c’era più nulla, tanto che nel 1994 si appalesò Berlusconi”.

“Conviene stare in Europa”

Poi Benedetto guarda al futuro: “Ora, quando si rivoterà, e quando non lo so io e nessuno lo sa – prosegue Benedetto – allora probabilmente ci saranno forze di quell’area laica liberale che manca da un quarto di secolo. È verosimile che i soggetti che hanno marchiato pesantemente l’era berlusconiana degli ultimi 25 anni siano tramontati con queste elezioni”.

Il costituzionalista ritiene, infine, che l’Italia non può fare a meno dell’Unione Europea: “Io sono europeista perché ci conviene stare in Europa. Quando vedo i nostri giovani penso che è follia pensare si possa tornare indietro, e molti giovani lo hanno capito. Con l’autorevolezza della Fondazione Einaudi ci prepariamo a dire ai tanti giovani, con la nostra scuola di liberalismo, di puntare sulle eccellenze, su quanto di positivo abbiamo. E noi possiamo fornire l’attrezzatura per farlo”, conclude Benedetto.

Alessandro Giuliani

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