Avviato un “contro-sondaggio” sul valore legale del titolo di studio
Ecco il testo del comunicato dell’ Assemblea nazionale per un’Università-bene-comune e della Convenzione nazionale della Scuola-bene-comune : ”Da alcune settimane il sito del Miur ospita un questionario sul valore legale del titolo di studio, organizzato in modo tale che appare realizzato pregiudizialmente al fine di ottenere un risultato scontato: ‘Sì all’abolizione del valore legale del titolo di studio’. L’Assemblea nazionale per un’Università-bene-comune e la Convenzione nazionale della Scuola-bene-comune hanno pertanto deciso di proporre un loro questionario che risulti viceversa trasparente e senza secondi fini, esponendo esplicitamente gli argomenti sia di chi è favore sia di chi è contrario all’abolizione. Attraverso l’iniziativa si vuole offrire ad ogni cittadina/o della Repubblica la possibilità di esprimersi in modo diretto su un tema che riguarda il futuro del nostro paese e la qualità della nostra democrazia: garantire o non garantire uguaglianza di opportunità nella formazione scolastica e universitaria alle nuove generazioni? Da parte loro le Assemblee organizzatrici si sono già espresse negativamente rispetto all’abolizione del valore legale del titolo di studio. La mossa del Miur appare infatti rientrare nei piani del processo di privatizzazione dell’istruzione pubblica già in atto, come emerge dal complessivo definanziamento di scuola e università; dall’adozione di sistemi di valutazione punitivi; dal sostanziale azzeramento del fondo per il diritto allo studio; dal blocco del turn-over; dalla chiamata diretta degli insegnanti, dai contributi “volontari” delle famiglie per l’ordinario funzionamento delle scuole, e dall’aumento vertiginoso delle tasse universitarie. Il risultato della cancellazione del valore legale del titolo di studio, in un paese come l’Italia, porterebbe inoltre in pochi anni a classificare i diplomati e i laureati solo in base alla scuola o all’ateneo di provenienza, e non alle reali qualità individuali. Verrebbe a realizzarsi così una divisione fra chi potrà permettersi scuole e università di serie A e chi non potrà per ragioni economiche, un ritorno a un passato che pensavamo ormai superato, quando i figli dei dottori facevano i dottori e i figli degli operai gli operai. La parola dunque ai cittadini/e ricordando sempre e con ammirazione l’articolo 3 della nostra Costituzione nel suo secondo comma, che sintetizza l’agire e l’essere del nostro impegno civile: ‘È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’ “.