L’indagine Mind Health Report del 2023 svolta su un campione formato da oltre 30 mila persone in sedici paesi europei, mostra senza ombra di dubbio che il disagio mentale è legato all’età, infatti, spesso sono proprio i giovanissimi ad essere colpiti da diversi disagi o disturbi mentali di notevole entità.
Lo studio valuta la salute mentale degli individui e identifica i modi per migliorare il benessere e prevenire potenziali problemi prima che diventino gravi. Il campione è stato suddiviso in sei fasce d’età che vanno dai 18 ai 74 anni e, in quasi tutti i casi, gli indicatori di salute mentale sono migliorati con l’età. Con l’avanzare dell’età, le persone sono diventate sempre più soddisfatte e, di conseguenza, in grado di affrontare meglio le difficoltà. Ciò significa che i più giovani, quelli tra i 18 e i 24 anni hanno mostrato di avere più probabilità di essere in difficoltà rispetto ai gruppi di età superiore e molto meno probabilità di essere soddisfatti.
La Thailandia e la Francia sono le nazioni con il maggior numero di persone “floride”, mentre il Regno Unito è quello con il maggior numero di persone in difficoltà. Tra le persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni, solo una persona su 12 è classificata come florida – il 38% afferma che la dipendenza dalla tecnologia e l’uso dei social media hanno un impatto negativo sul proprio benessere. Il 24% in meno delle donne rispetto agli uomini si sente a proprio agio, indipendentemente dall’età, dalla situazione personale o dal luogo di residenza.
Il report racconta che un minorenne su 12 dice di stare bene mentalmente, e sono davvero molteplici le cause che portano a depressione e una chiusura mentale per determinate fasce più a rischio tra cui i teenager e le donne
I giovani non si sentono tutelati e sono rischio di depressioni e problemi legati alla salute mentale. Buona parte del problema è dovuta, secondo i risultati dell’indagine, all’utilizzo sempre più cospicuo di tecnologia e social network, che hanno contribuito a un netto peggioramento della salute mentale. Varie situazioni tendono a isolare i giovanissimi e ad acuire determinati disagi sociali e comportamentali.
Basti pensare, conferma lo studio, a come i giovani siano molto esposti al giudizio dei propri coetanei e si sentano motivati a comportamenti omologati, anche lontani rispetto al loro modo di fare. E in Italia viene rilevato un tasso di stress superiore rispetto ad altri paesi.
Più di un giovane su tre tra i 18 e i 24 anni ha dichiarato che l’uso della tecnologia ha avuto un impatto negativo sul proprio benessere – un numero molto più alto rispetto ad altre fasce d’età. Molti giovani sono costantemente connessi, sia al lavoro che fuori, contribuendo a una dannosa cultura “always-on”. In questo modo, tendono a vedere versioni “aerografate” delle vite degli altri, che stabiliscono standard di perfezione che non possono essere eguagliati, favorendo a loro volta un senso di inadeguatezza. Allo stesso tempo, sono più vulnerabili al “doom-scrolling”; il termine è utilizzato per definire la necessità di cercare ossessivamente notizie negative online. La parola è stata selezionata da Oxford Dictionary come Word of the Year per il 2020 e indica, letteralmente, lo scorrere lo schermo dello smartphone (scrolling), per ricercare nei feed di quotidiani e social network cattive notizie e sventure (dooms).
Lo studio ha dimostrato che i giovani tra i 18 e i 24 anni soffrono di più di depressione, ansia, stress e altri problemi di salute mentale rispetto a qualsiasi altro gruppo di età. Nel delineare le potenziali cause delle pressioni aggiuntive che questa fascia d’età si trova ad affrontare, lo studio mostra come gli individui possano controllare meglio il proprio benessere mentale con cambiamenti di stile di vita spesso semplici, come prendersi delle pause dalla tecnologia o trascorrere più tempo con amici e familiari.
Oltre 17 milioni di persone nel nostro paese consumano psicofarmaci per combattere la depressione, un dato molto preoccupante, se si pensa che il maggior numero di antidepressivi viene consumato dai ragazzi dai 12 ai 18 anni.
La pandemia ha fatto crescere ancora di più la vendita di psicofarmaci diretta ai minori. L’isolamento ha danneggiato una fascia di età che avrebbe bisogno di interagire con una fitta rete di persone capaci. Oggi, questi prodotti vengono consumati soprattutto a scopo ricreativo e sono facilmente reperibili.
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