La segnalazione sul Redattore sociale che ne scrive ampiamente.
Nel volantino sono chiaramente indicati i prezzi di ciascun libro: libri didattici o ludici, non commercializzati tramite libreria, ma solo on line o tramite banchi presso fiere e mercati. Ai bambini viene spiegato che, se il giorno successivo torneranno con l’importo necessario all’acquisto, potranno portarsi a casa il libro e un gadget: e i loro soldi serviranno ad aiutare un bambino come loro, che si trova in ospedale.
Capita così, scrive sempre il Redattore sociale, che con il benestare delle dirigenze scolastiche, si aprono le porte delle scuole, permettendo a “esterni” di arrivare fin dentro le aule scolastiche per vendere.
Si tratta di un business? Tutto starebbe nelle percentuali che vanno all’azienda e di quelle che dovrebbero raggiungere le fondazioni coinvolte.
“Difficile dire quanti libri riusciamo a vendere in questo modo”, spiega una ditta, “ma certamente molti: il fatto che dietro la vendita ci sia un messaggio sociale e la possibilità di fare beneficienza certamente ci aiuta a entrare nelle scuole e spinge le famiglie ad acquistare. Alle fondazioni destiniamo tra il 10 e il 12%: in media, un’associazione può ricevere da noi circa 12 mila euro. E poi, grazie al volantino che distribuiamo in tutte le scuole contattate, l’associazione acquista visibilità”. In sintesi, all’associazione vanno circa 12 mila euro, all’azienda quasi 90 mila.
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