Il 3 maggio 2018 si apriranno le trattative tra MIUR e sigle sindacali per la stipula del contratto collettivo integrativo nazionale per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie per l’anno scolastico 2018/2019.
Il nuovo anno scolastico per gli esiliati della legge 107 e gli immobilizzati ante legem, ha mantenuto lo stesso tenore disastroso dall’entrata in vigore della “buona scuola”. Una riforma che ha ancora di più fratturato l’Italia in due facendo emergere una nuova questione meridionale che questa volta si è abbattuta tra professionisti di 50 anni appartenenti al Sud, con grave nocumento per tutto il Mezzogiorno che si vede “scippato” di redditi, dignità e cultura. La nuova mobilità, appena conclusa, de facto, non restituirà il maltolto alle circa 30 mila famiglie del Sud ridotte al lumicino. Pertanto riteniamo urgente e razionale alleviare tali disagi dei lavoratori meridionali del comparto scuola, con l’accoglimento di semplici ma efficaci misure, al fine di potere attendere più serenamente una soluzione definitiva.
I docenti chiedono a tal proposito quanto segue.
– Assegnazioni provvisorie anche ai docenti di ruolo senza titolo di specializzazione su tutti i posti di sostegno in deroga, come già più volte sottolineato, previo accantonamento dei posti disponibili in base al numero dei docenti specializzati di ruolo e docenti specializzati ancora presenti nelle GAE e nelle GI . Questa soluzione non ha costi aggiuntivi per lo Stato. La scelta di consentire le assegnazioni provvisorie significa consentire al lavoratore di spostarsi e di avvicinarsi alla propria famiglia, ricoprendo un posto di lavoro che diversamente sarebbe ricoperto da un supplente. Quindi il lavoratore assegnato provvisoriamente ricoprirebbe un posto di lavoro al sud, lasciandone uno scoperto nelle province del centro nord, che andrebbe ad incarico a tempo determinato ad un soggetto inserito nelle GAE o nelle GDI o in ultima analisi alle MaD. Al contrario, limitare le assegnazioni provvisorie, costringerebbe un lavoratore di ruolo a lavorare lontano dalla propria terra, mentre il posto al sud sarebbe comunque ricoperto da un supplente incaricato da GAE, GDI o MaD. Quindi per lo Stato la spesa sarebbe la stessa, solo che nel primo caso si rende giustizia ad un lavoratore di ruolo a cui sarebbe consentito il ricongiungimento familiare nel secondo caso no.
Nell’a.s. 2017/2018 i docenti di ruolo non hanno potuto usufruire delle assegnazioni in deroga sui posti di sostegno perché senza titolo, ma essi sono stati e continuano ad essere assegnati a MAD, (messa a disposizione), ossia a soggetti che occupano cattedre di sostegno non possedendo il titolo di specializzazione e non avendo nessuna esperienza d’insegnamento. Tutto ciò è verificabile quotidianamente nelle scuole del Sud alla continua ricerca di insegnanti. Pertanto sarebbe auspicabile un cambio di rotta per arrestare il danno non solo ai docenti esiliati dalla riforma ed ai docenti emigrati ed immobilizzati già pubblici impiegati con contratto a tempo indeterminato di questo Stato, ma anche all’intero tessuto sociale meridionale.
– A tal fine riteniamo sia fondamentale connotare tale principio (assegnazioni provvisorie su posti di sostegno in deroga anche ai docenti di ruolo sprovvisti di titolo previo accantonamento posti per gli specializzati precari) all’interno del contratto nazionale integrativo, in quanto secondo il CCNL 2016/2018, da poco firmato definitivamente e dunque in vigore, la materia delle assegnazioni provvisorie compete esclusivamente al livello nazionale (art. 22 comma 4 lettera a2), salvo delega esplicita.
– In alternativa riteniamo che debba essere delegata, in sede di contrattazione integrativa nazionale, alla contrattazione integrativa regionale la possibilità di trattare ulteriori criteri per le assegnazioni e le utilizzazioni annuali del personale docente anche in virtù delle particolari e specifiche esigenze regionali in ordine agli organici ed alla continuità didattica (la delega regionale è chiaramente prevista nell’art. 22 comma 4 lettera b5 del Contratto collettivo nazionale di lavoro triennio 2016/2018 già citato).
Inoltre riteniamo che sia giunto il momento che si preveda una indennità di trasferta nelle contrattazioni integrative sindacali a sostegno dei docenti in esilio.
Da un’accurata analisi di micro economia dei costi sostenuti dai colleghi che lavorano fuori sede ciò che balza subito agli occhi è che l’elenco dei costi supera quello dei compensi. Facile fare due conti: l’affitto dell’abitazione al Nord è di almeno 400 euro al mese. A questo si aggiunge la spesa del vitto considerata per ipotesi di 10 euro al giorno per singolo docente. Ciò vuol dire che mensilmente avremo speso 300 euro circa. Sommiamo inoltre i costi relativi alle varie utenze domestiche: acqua, luce, gas, rifiuti e le spese di condominio, che alla fine ammonteranno al costo aggiuntivo di 100 euro mensili. Ricapitolando: 400 affitto, 300 vitto, 100 utenze. Supponiamo poi che il nostro prof “campione” senta ipoteticamente la necessità di tornare a casa per riabbracciare i propri cari che probabilmente non vede da mesi. Consideriamo che il costo aggiuntivo degli spostamenti potrebbe ammontare intorno ai 120 euro tra andata e ritorno, concedendosi un treno e non certamente un aereo che farebbe crescere esponenzialmente i costi, ma non diminuisce i Km che separano le famiglie.
Orbene facendo le somme, se non sbagliamo le addizioni, il nostro Docente “campione” ha speso mensilmente 920 Euro. Ciò che resta dello stipendio servirà alla sopravvivenza dei suoi cari, ovviamente nell’ipotesi in cui egli abbia dei figli e un coniuge naturalmente rimasti al Sud. Inoltre, ci teniamo a sottolineare che questo calcolo è stato eseguito ipotizzando il costo della vita in una città media della Provincia Italiana. Ovvio che i costi lievitano maggiormente qualora il nostro amato Professore abbia avuto la fortuna di essere trasferito a Roma, Milano, Venezia, Firenze, etc.
Pertanto sarebbe auspicabile creare convenzioni di tratte aeree, buoni pasto, buoni affitto e qualunque misura che possa agevolare la permanenza al Nord, per chi, purtroppo, costretto a restare fuori Regione.
Il trattamento economico dell’impiegato pubblico deve essere determinato in maniera proporzionale alla qualità e alla quantità del suo lavoro, nonché avere misura tale da assicurare all’impiegato e alla sua famiglia un’esistenza dignitosa (art. 36 della Costituzione italiana), concetto che mal si coniuga coi docenti della riforma. Nei diversi comparti della pubblica amministrazione sono previste delle indicazioni che regolamentano i trasferimenti e degli strumenti che possano agevolare tale permanenza in sedi oltremodo distanti. Solo per il comparto docenti non viene prevista nessuna misura compensativa. La sede assegnata agli esiliati legge 107 dista in media 1500 km dal comune di residenza, misura ben distante dai 50 km previsti nella riforma Madia.
Tale previsione può e deve essere materia di contrattazione in sede collettiva sindacale. Confidiamo pertanto in una azione sindacale forte ed unitaria a sostegno dei docenti delocalizzati al Nord, a causa di un sistema errato che ha leso e continua a ledere i nostri diritti, diritti che meritano tutela come intrinsecamente previsto dagli statuti sindacali.
Comitato Non si svuota il Sud
Nastrini Rossi
Osservatorio Diritti Scuola
Nastrini Liberi Uniti
DISA ante 2014
Docenti Sardi fuori regione e provincia