Categorie: Politica scolastica

Azzerare la riforma e riscriverla con chi la vive ogni giorno

Michele Emiliano, candidato alla segreteria nazionale del partito democratico, commentando l’approvazione dei ministri ai decreti attuativi della riforma detta della “Buona scuola”, ha detto: “Ieri il governo ha approvato in via definitiva gli otto decreti attuativi della legge 107 del 2015, cosiddetta della “buona scuola”. E, purtroppo, devo dire che di “buono” continuiamo a vederci poco. Noi, come Regione Puglia, l’abbiamo anche impugnata”.

 

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“Ancora una volta – spiega Emiliano – il governo vara provvedimenti sulla scuola, senza condividerne gli obiettivi, che restano, dunque, privi di una visione e incapaci di risolvere le tante emergenze quotidiane: stipendi allineati alla media europea, rinnovo del CCNL, incremento degli organici; aumento del tempo scuola, nuove assunzioni, mobilità, superamento del bonus premiale, abolizione della chiamata diretta, riconoscimento del sovraccarico di lavoro per gli uffici amministrativi e aumento esponenziale di responsabilità per le funzioni dirigenziali. Per quanto riguarda la seconda fascia, poi, non ci sono certezze: non sono fissati i termini precisi per le prove orali e i docenti con anni di esperienza rischiano di restare senza lavoro. Bisognerebbe, subito, mettere a punto una tabella di titoli e servizio. Gli insegnanti di terza fascia, non ne parliamo: chiedono che sia riconosciuta la loro abilitazione, e, invece, sono sempre dimenticati da tutti e invece. Con queste deleghe si porta a compimento quella pseudo riforma della “buona scuola”, che, come riferito nella mia mozione, ha creato la più lacerante contrapposizione d’interessi che la scuola italiana ricordi: docenti titolari di ambito contro docenti titolari di scuola, docenti di ruolo contro docenti precari, personale ATA contro personale docente, dirigenti scolastici contro tutti. Una riforma, che è stata universalmente avvertita come una “controriforma”, in piena sintonia con quanto accaduto sul versante del lavoro con il “Jobs Act”: sono le due facce, perfettamente coerenti negli obiettivi, della stessa medaglia su cui è inciso il motivo del fallimento delle scelte politiche di Renzi e l’esito del referendum del 4 dicembre”.

 

Pasquale Almirante

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