L’impennata di casi di positività da Covid sta facendo venire meno le certezze che la scuola si era faticosamente costruita in estate a cavallo dei due anni scolastici. E sta alimentando contrapposizioni tra chi vuole continuare a tenere le scuole aperte, senza troppi stravolgimenti, e chi invece paventa doppi turni o il ritorno alla dad.
Da una parte c’è la ministra che difende a tutti i costi la possibilità di svolgere le lezioni in presenza e attacca il presidente della regione campana Vincenzo De Luca che ha deciso in modo unilaterale di sospendere le lezioni per due settimane di fila.
Dall’altra parte, invece, ci sono invece diversi governatori che spingono per alleggerire le presenze su bus e metropolitane nelle ore di punta facendo viaggiare gli alunni quando tutti gli altri stanno in prevalenza a casa o al lavoro.
Intervenuta a Zapping su Rai Radio1, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non le manda a dire: “Se non vogliamo sacrificare la scuola si può lavorare per lo smart working ancora di più. La mattina non sono solo gli studenti a salire sui mezzi”.
Quindi, la responsabile del MI, ritiene che “lasciare gli studenti a casa è inaccettabile se vogliamo considerare i numeri dei contagi nelle scuole. Si devono spalmare su tutti gli altri settori le necessità sul prendere o non prendere i trasporti”, che per esempio può riguardare “un dipendente pubblico”.
Azzolina ha aggiunto che “gli scaglionamenti che si potevano fare li abbiamo già fatti. Da Roma ci dicano dove sono la maggiori criticità. Se c’è da fare ulteriori riflessioni si facciano”.
Certamente, ha tenuto a dire la ministra grillina, “in caso di lockdown nazionale ci siamo preparati”. Ma, ha aggiunto, “nel piano scuola abbiamo dato delle priorità: i disabili hanno tutto il diritto di andare a scuola anche nei casi peggiori e i figli dei lavoratori fragili idem”.
Quindi, nelle intenzioni di Azzolina la scuola dovrà essere chiusa solo qualora la decisione dovesse essere imposta dagli scienziati epidemiologi e, a seguire, dal Governo.
Le parole della titolare del dicastero dell’Istruzione sono sembrate una secca risposta ai governatori che nel corso della giornata avevano fatto a gara per criticare l’operato dell’esecutivo in carica.
“Siamo un Paese in cui, per evitare di infettare i bambini sul pullman, non li mandiamo a scuola invece di mettere un pullman in più. Io credo invece che questa debba essere l’ultima scelta”, aveva detto ai microfoni di Radio Capital, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.
“In estate, insieme al presidente Bonaccini, abbiamo detto al governo di raddoppiare i pullman per il trasporto scolastico, ma purtroppo il nostro appello non è stato ascoltato”, ha ricordato il governatore.
“Evidentemente per mettere i pullman bisognava pagarli e, quindi, tra i vari roboanti stanziamenti milionari ce ne doveva essere uno per raddoppiarli. Adesso ci troviamo nella scelta obbligata di ragionare sulla chiusura degli ultimi anni delle scuole”.
Tuttavia, ha sottolineato il governatore della Liguria Giovanni Toti sul Corriere della sera, per ottenere più mezzi di trasporto “il problema non sono solo i soldi” ma “i poteri per spenderli. O ci consentiranno procedure iper semplificate oppure i primi mezzi arriveranno nel 2023”.
Così, dove spiega che “per comprare nuovi autobus si deve fare una gara europea. Per tutte le procedure: scegliere il mezzo, il tipo del carburante, incrociare le dita che non ci siano ricorsi, ad essere ottimisti, serve almeno un anno e mezzo”.
“Noi abbiamo fatto ciò che consentivano le ordinanze – osserva – ma se mandi tutti al lavoro e a scuola l’affollamento resta quello dei giorni normali”.
Toti chiede quindi al governo di ascoltare e “diversificare. Dove il virus circola di più si chiuda, ma altrove si lasci produrre in pace. Una misura non può essere uguale da Bolzano a Lampedusa. Però continuano a bloccare ordinanze ampliative”.
Anche secondo Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, in “questo momento la priorità” è “dare una disciplina a una modalità che riesca a evitare gli assembramenti e la congestione di persone sui mezzi di trasporto pubblico a cui stiamo assistendo, particolarmente, negli ultimi giorni”.
Giani ha quindi annunciato la volontà di attivarsi “con la massima autorità scolastica regionale: probabilmente occorrerà un input a livello nazionale, ma mi farò vivo direttamente con le autorità ministeriali perché si imbocchi la strada, soprattutto nelle grandi città, di uno scaglionamento dell’ingresso e dell’uscita”.
Il governatore della Toscana chiede anche “un tavolo di coordinamento, anche perché le forze dell’ordine possano vigilare sull’uso secondo i limiti dei mezzi di trasporto pubblico. Non può funzionare solo l’autorità di vigilanza privata: occorre che i ragazzi vedano una divisa e si rendano conto che quando è terminato il limite per l’accesso, il bus deve partire”.
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