C’è un passaggio importante nelle parole pronunciata dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, il 1° luglio durante la sua audizione al Senato, presso la Commissione Istruzione e Cultura: nel ribadire che “l’istruzione non è una spesa”, ma “è un grande investimento per il bene del Paese”, la titolare del MI di viale Trastevere ha tenuto a sottolineare che “i tagli del passato sono un brutto ricordo. La rotta, grazie a questo governo, è stata decisamente invertita”.
Il riferimento della ministra è alla “stagione” dei tagli iniziata con la Legge 133/08, quando al dicastero dell’Istruzione c’era la ministra Mariastella Gelmini, che portò via in qualche anno circa 150 mila docenti, decine di migliaia di Ata, l’autonomia scolastica ad oltre 3 mila istituti, non poche ore di lezione settimanale alle superiori, tante compresenze alla primaria e altro ancora.
Tutto ciò negli ultimi anni non è stato mai reintrodotto. Anzi, qualche governo ha continuato anche a tagliare. La novità, quindi, è che non si continuerà a farlo.
È auspicabile, a questo punto, che l’inversione di tendenza sia totale. Nel senso che si ripristini almeno una parte del maltolto.
Come? Dando l’opportunità di rendere una scuola autonoma, ad esempio, anche solo con 500 alunni (come previsto pure da un emendamento al Decreto Rilancio); oppure incrementando in pianta stabile i posti da insegnanti e Ata previsti invece solo per l’anno scolastico venturo, al fine di garantire il distanziamento; ma an che ripristinando il docente specialista di inglese alla primaria, dove sarebbe pure opportuna la presenza di più maestri in contemporanea almeno un paio d’ore al giorno.
Insomma, la stagione dei tagli è finita. E’ bene che parta anche quella degli investimenti per una scuola di qualità.
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