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Azzolina, ecco perché vuole che si torni alla didattica in presenza: “la scuola è guardarsi negli occhi”

“Ho sempre difeso e continuerò difendere la scuola in presenza, perché io ritengo che la scuola non sia soltanto l’apprendimento formale”, in realtà “la scuola è guardarsi negli occhi”: così si è espressa lunedì 14 dicembre la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, intervenendo all’avvio del secondo anno del programma #Tuttomeritomio, promosso da Fondazione Cr Firenze e da Intesa Sanpaolo. La titolare del MI ha quindi difeso, con queste parole, anche le sue pressioni verso il governo per far tornare in classe gli studenti delle superiori oggi impegnati ancora nella DaD: operazione che andrà quasi a termine il prossimo 7 gennaio con la ripresa delle lezioni in presenza per il 75% degli studenti delle superiori, come previsto dall’ultimo Dpcm.

Gli studenti sanno di cosa parlo

“La scuola – ha aggiunto Azzolina – è tanto altro: è relazione, amicizia, è guardarsi negli occhi coi propri insegnanti. La scuola in presenza ha un sapore che non è sostituibile assolutamente con la didattica a distanza. Quindi io credo che quella debba essere la strada che un po’ il Paese deve perseguire, il ritorno a scuola, perché ribadiamolo: la scuola in presenza non è solo apprendimento, trasmissione di contenuti ma è veramente tanto altro, e gli studenti sono certo che sanno quello di cui sto parlando”.

Ma la ministra dell’Istruzione ha anche tenuto a dire: “non immaginiamo che anche quando l’emergenza Covid sarà finita, si ritorni alla scuola che c’era prima del Covid. No, la scuola dovrà essere diversa, dovrà aver fatto tesoro anche della formazione dei nostri docenti rispetto alla didattica digitale”, e quindi dovrà “pensare di utilizzare la didattica digitale in classe, in modo che tutto quello che si è fatto in questi mesi non venga perduto e che si investa sempre di più sulla scuola”.

Azzolina ha anche tenuto a ricordare che “come ministero dell’Istruzione in questi mesi abbiamo lavorato nel sostenere chi viveva maggiori difficoltà con un obiettivo difficile da realizzare ma molto chiaro nelle nostre menti, di non lasciare indietro nessuno, soprattutto chi viveva maggiori difficoltà”.

Il meccanismo che premia chi è in difficoltà

“Ho voluto fortemente – ha proseguito – che ci fosse un meccanismo premiante per gli studenti e le studentesse un po’ più in difficoltà. Quest’estate ho voluto che ci fosse un progetto di 236 milioni attraverso il quale si acquistassero i libri di testo o kit didattici, kit digitali, per gli studenti e le studentesse meno abbienti, credo che questo possa entrare a regime, ed in parte già lo fa, ma l’ho voluto ancora di più in un momento storicamente difficilissimo come quello che l’Italia sta vivendo adesso, dove sappiamo bene quante famiglie sono in sofferenza”.

La responsabile del dicastero dell’Istruzione ha quindi aggiunto: “Non devono essere i nostri studenti e le nostre studentesse a pagarne il prezzo. Con quei soldi abbiamo avuto l’opportunità di dare i libri a 425 mila studenti in tutta Italia”.

“La scuola è stata un grandissimo ascensore sociale – ha concluso Azzolina – e credo dovrebbe esserlo per tutti quelle ragazze e quei ragazzi che vogliono impegnarsi per cambiare, per migliorare la loro vita”.

Alessandro Giuliani

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