Se la sono presa con la già ministra dell’istruzione del tempo, Lucia Azzolina, chiedendone perfino le dimissioni, e con argomenti speciosi, spesso raffazzonati, montati. Oggi, che le cose vanno anche peggio, nessuno parla. La linciarono per i banchi a rotelle, che segnalò, ma che furono scelti, fra tante tipologie, dai presidi e che qualcuno ora incomincia a riscattare per la validità didattica.
L’accusarono di non saper gestire la pandemia e la Dad, nonostante fosse evento del tutto nuovo, e ora, dopo un anno di esperienza, è ancora peggio con una marea di norme che creano confusione e malintesi tra famiglie, scuola e dirigenti. A parte i caos determinatesi subito dopo le vacanze di Natale.
Le puntarono il dito contro per la conduzione dei concorsi e delle supplenze, fatti che ancora attendono risposte, mentre di supplenti nemmeno l’ombra e molte scuole non sanno come ovviare, soprattutto al nord, a questa fatale assenza.
Sull’edilizia e il distanziamento “buccale” dissero cose orribili, ma oggi niente è cambiato, mentre si attendono i soldi del PNRR per fare qualcosa, compresi i famosi aeratori e le mascherine ecc., a parte le famose classi pollaio dove, anche lì, nulla è cambiato.
Ma sibilarono pure che la sua cattedra di preside, conquistata con regolare concorso, era inficiata dal conflitto di interesse (senti chi parla, verrebbe da dire). E allora viene il sospetto: queste accuse perché è donna? E anche bella? O perché siciliana? O perché bisognava creare “fumus” contro quel Governo? O tutte queste cose messe insieme?
Sta di fatto però che tutta la fase critica della pandemia, quando non si sapeva nemmeno come gestire gli esami di stato, né cosa fosse in effetti questo virus cinese, e del lockdown cadde sulle sue spalle. Ma la massacrarono comunque.