Lucia Azzolina, già ministra dell’istruzione col Governo Conte II, interviene su huffingtonpost.it in merito alla spinosa questione degli studenti universitari fuori sede che stanno protestando in tutta Italia per il caro alloggi.
E affronta la questione da un punto di vista più sociologico che politico: invece di fare ponti d’oro a chi si iscrive all’università, considerato che l’Italia le iscrizioni sono sempre di meno e sempre in numero inferiore al resto d’Europa, si costruiscono barriere, spesso insormontabili come appunto la mancanza di case dello studente e di borse di studio per chi si trova in difficoltà finanziarie.
Da qui la domande che pone: “Cosa scoraggia i potenziali studenti universitari italiani? Le variabili possono essere tante, ma il costo degli studi universitari rimane al primo posto tra gli elementi di criticità.
Libri, tasse, alloggi, trasporti, rappresentano nodi molto problematici. Le borse di studio non bastano per tutti, spesso non sono sufficienti a coprire tutte le spese, né vengono erogate con l’efficienza che servirebbe per garantire agli studenti l’inizio di un percorso universitario”.
Ma non solo, aggiunge l’ex ministra: “ L’ascensore sociale sembra bloccato e il raggiungimento dei più alti gradi degli studi ai “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” potenzialmente negato. L’istruzione superiore non può essere ridotta ad un sogno, anzi, ad un miraggio, per chi non ha risorse economiche sufficienti”, mentre si fa strada l’incremento dell’evasione fiscale. “Perché c’è anche questo problema del quale sento parlare pochissimo”: la mancanza di un contratto regolare di affitto.
Ma c’è pure il caro trasporti, gli aerei soprattutto per il Sud, per coloro che durante le festività, d’estate o per esercitare il sacrosanto diritto di voto, vorrebbero tornare a casa, compreso l’abbonamento dei treni per raggiungere l’ateneo, insieme al costo dei libri.
Dunque, scrive Azzolina, difficoltà per le famiglie e per gli studenti moti dei quali sono costretti a lavorare per non pesare troppo sui genitori.
“Anche in quel caso- scrive Azzolina-, non sempre vengono contrattualizzati e retribuiti come le norme obbligherebbero. A che condizioni lavorano i nostri studenti universitari?”
Tuttavia, alla fine, dopo tanti sacrifici, il paradosso: conseguita la laurea, secondo le stime del Sole 24 Ore, scrive ancora Azzolina, “il nostro Paese esporta made in Italy anche per quanto riguarda i laureati. L’8% dei giovani italiani è andato via: si tratta di 250.000 laureati in 10 anni. Dove si trasferiscono?”
“È come se avessimo un’azienda che investe per la formazione dei propri lavoratori e una volta formati li mandasse a lavorare in altre aziende, abdicando a talenti, capacità, know how. Follia!”
Ed ecco le proposte di Lucia Azzolina: “Senza le garanzie del diritto all’istruzione, senza un investimento sui giovani, il rischio è che la crescita dell’Italia si fermi a percentuali che costituiscono al meglio un palliativo, al peggio l’inizio del declino.
“Serve che non venga sprecato nemmeno 1 euro dei fondi del PNRR e che non tornino indietro. Serve che torni in auge, nel senso più nobile che possa esserci, quel rapporto tra meriti e bisogni che fonda la nostra cultura democratica e che deve orientare le politiche di sviluppo.
I ragazzi vanno pagati e non sfruttati, vanno valorizzati, la loro carta d’identità non deve essere la condizione economico sociale di provenienza ma propensioni, inclinazioni, aspettative, che la Repubblica ha il dovere di promuovere e di accompagnare. Non può essere il clientelismo la regola d’ingaggio per lavorare o continueremo a pagare un prezzo altissimo e ad esportare all’estero i nostri migliori talenti.
Non si possono avere atteggiamenti indifferenti o disattenti. Non ci è permesso abbandonare i nostri giovani.
Non si può non stare dalla loro parte. Stanno provando, mattoncino dopo mattoncino, a costruire quella casa che oggi non hanno”.
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