Gli insegnanti sanno bene come come si parli di loro e le frasi poco lusinghiere arrivano alle loro orecchie di frequente.
Le ferie estive, le vacanze di Natale e Pasqua, i molti pomeriggi in casa, secondo qualcuno, dovrebbero esaurire la natura di questa professione: cosa il docente fa e chi il docente è. La verità è che non è così e che certe espressioni potrebbero uscire solo dalla bocca di chi non ha mai speso un’ora del suo tempo in una classe, se non da alunno o alunna.
Questo genere di narrazione è esattamente quella che la Ministra dell’Istruzione Azzolina nella sua lettera di buon augurio per il rientro a scuola ha voluto mettere in discussione. La lettera della Ministra capovolge la narrazione sui docenti.
La narrazione sui docenti
Contro la narrazione del docente che non ha capacità organizzativa, la Ministra ha ricordato gli Esami di Stato delle scuole secondarie di secondo grado: “In molti avevano messo in dubbio la nostra capacità di organizzarli in presenza, allarmando su possibili fughe di commissari e presidenti di commissione. In pochi hanno poi voluto raccontare con quale spirito di servizio la scuola tutta abbia gestito senza alcuna criticità una prova che resterà nella storia e nel cuore di studentesse e studenti.”
Contro la narrazione dei docenti in fuga dalle classi e dai corsi di recupero: “Traduzioni semplicistiche che rischiano di fare danno al sistema. Dimostriamo ancora una volta che il corpo dei docenti è sano. Composto da insegnanti che ci credono. Che amano il proprio lavoro e lo svolgono con professionalità e impegno”.
La conclusione
E conclude così:
“Il primo giorno di scuola porterà con sé grandi emozioni. Anche in chi vi scrive. Ai nostri ragazzi e alle loro famiglie trasmettiamo serenità. Aiutiamoli a conoscere al meglio e rispettare le regole sanitarie, spieghiamo agli studenti e alle studentesse che la scuola ce l’ha fatta e non vedeva l’ora di accoglierli di nuovo. Perché tutti noi siamo a scuola per loro. E tutti noi non vediamo l’ora di guardarli finalmente negli occhi e dire Bentornate e Bentornati”
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