I sindacati stanno sabotando la ripartenza delle scuole a metà settembre: ne è convinta la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che in una intervista a La Repubblica assicura che le scuole riapriranno dal 1° settembre nonostante “sia in atto un sabotaggio da parte di chi non vuole che ripartano”. Il riferimento è chiaramente ai sindacati e si innesta sulla scia di quanto espresso qualche settimana fa dal premier Giuseppe Conte, il quale aveva parlato di “inaccettabile ricatto del sindacato che minaccia di paralizzare la ripresa scolastica”. Per la ripartenza delle scuole, quello che serve, dice oggi Azzolina, è che “si prenda a remare tutti nella stessa direzione”. Ma questo non starebbe avvenendo.
Le resistenze sindacali al cambiamento
Rispetto al confronto con le parti sociali, Azzolina dice: “ho collaborato io stessa con un sindacato della scuola fino al 2017. Non c’è dubbio però che in questo ruolo mi sia trovata di fronte a una resistenza strenua al rinnovamento”.
E poi spiega: “non è un mistero che i sindacati siano contrari al concorso con prova selettiva: vorrebbero stabilizzare i precari, immissione in ruolo per soli titoli. Ma sa la sorpresa qual è? Per 80 mila posti sono arrivate in totale 570 mila domande. Di queste solo 64 mila sono di docenti con almeno36 mesi di servizio. Le altre 506 mila sono di neolaureati o giovani docenti. I precari hanno diritti acquisiti, ma i giovani hanno diritto di accesso”. Non sono ammissibili “atteggiamenti che mirano a conservare potere e rendite di posizione”.
Ognuno si prenda la sua responsabilità
Le scuole riapriranno per tutti, in presenza, anche se i numeri del contagio dovessero peggiorare? “Ad oggi sì”, conferma la ministra dell’Istruzione. Poi spiega: “tutti ci auguriamo che i dati migliorino. Dipende dai comportamenti. È una questione di responsabilità: individuale e collettiva”, ha detto la titolare del MI.
“Gli Esami di Stato – ha continuato Azzolina – si sono svolti in sicurezza, nessun ragazzo si è ammalato. I nuovi contagi sono avvenuti in vacanza, non a scuola”.
Due fasi per riaprire
La riapertura si attuerà in due fasi: il 1° settembre per chi deve recuperare e il 14 per tutti, “tranne Calabria Puglia e Sardegna che hanno deciso di riaprire dopo le elezioni. Tornare a scuola è fondamentale soprattutto per i ragazzi di famiglie fragili. Non farlo significherebbe lasciarli per strada: le criminalità e le mafie non aspettano altro”.
In classe, certamente, bisognerà “rispettare le regole. Un metro di distanza. Se non ci sono le condizioni, nel rapporto spazio/numero di studenti, bisognerà usare le mascherine”.
Ogni preside ha ampia autonomia
Non è detto che poi “il dirigente scolastico disponga, solo per la secondaria di secondo grado, la didattica a distanza per alcuni gruppi”.
L’autonomia dei dirigenti “è molto ampia”. Si stanno pensando anche nuove misure a sostegno delle famiglie. Dei banchi con le ruote, ha continuato la ministra, “si parla moltissimo a sproposito. Abbiamo comprato due milioni di banchi tradizionali e 450mila con le ruote su precisa richiesta dei dirigenti”. I banchi con le ruote “non sono indispensabili, sono molto migliorativi, però: sono più piccoli, funzionali, moderni. Favoriscono la didattica di gruppo, non frontale”.