Il Governo valorizzerà l’esperienza dei precari di terza fascia, ma bandirà solo concorsi regolari e selettivi per il reclutamento dei docenti. Il concorso straordinario infanzia e primaria rappresenta un’eccezione dovuta alla vicenda tutt’altro che chiarita dalla giurisprudenza.
Sono alcuni dei punti toccati da Lucia Azzolina, deputato alla Camera del Movimento Cinque Stelle, che a La Tecnica della Scuola ha parlato di docenti e istruzione a 360°.
Nelle ultime settimane, ha tenuto banco la polemica dei precari di terza fascia, che hanno attaccato il Governo per avere cancellato il concorso riservato previsto dal decreto 59/2017. Eppure parliamo di persone che hanno esperienza a scuola e che aspettano la stabilizzazione. Cosa ne pensa?
Il governo e la maggioranza hanno a cuore le sorti di tutti coloro che si sono impegnati e si impegnano nella scuola. Nell’ambito di modalità di reclutamento regolari, selettive, sono stati previsti degli strumenti che tengono conto della loro peculiare condizione, quali la quota di riserva del 10% e un maggior peso ai titoli professionali nell’ambito della valutazione concorsuale. Ciò in modo da valorizzare anche l’esperienza maturata dai docenti di terza fascia.
In generale, il Governo ha sempre respinto l’idea dei concorsi riservati. Eppure la vicenda diplomati magistrale ha visto l’indizione di un concorso non selettivo
La vicenda dei diplomati magistrale costituisce un unicum dovuto ad un andamento inizialmente ondivago della giurisprudenza. Si trattava di una contingenza che occorreva affrontare e risolvere. E dopo averla risolta, con una fase transitoria, (come previsto dal contratto giallo-verde), preservando comunque a differenza del FIT posti riservati al concorso ordinario, il Governo e la maggioranza hanno provveduto a individuare regole e norme chiare, in modo da garantire la regolarità delle selezioni e la capacità di assicurare ai nostri studenti personale docente preparato e competente. Si è agito nel solco del dettato costituzionale, che prescrive la regola del pubblico concorso, selettivo, come migliore garanzia per la scelta del personale della pubblica amministrazione, scuola compresa, anzi, in primis!
E se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il concorso riservato agli abilitati della scuola secondaria del 2018, non pensa che la pronuncia potrebbe avere ricadute proprio sul concorso straordinario infanzia e primaria?
Attenderei la sentenza della Corte. Ogni altra considerazione sarebbe inopportuna. Perché ogni sentenza fissa non solo un sì o un no alla costituzionalità di una norma, ma fissa anche dei principi nelle motivazioni che possono orientare le azioni successive.
Tfa sostegno, migliaia di domande e costi elevati. Perché non è possibile usufruire di borse di studio o di forme di prestito agevolato?
In linea di principio sono assolutamente contraria ad ogni forma di pagamento per i corsi di specializzazione e abilitazione. Bisogna, tuttavia, fare i conti con l’autonomia delle università che li organizzano e i costi che sono tenute a sostenere. A ciò si aggiunga che vista la peculiarità di questi corsi di specializzazione, la normativa attuale contiene delle difficoltà intrinseche per la concessione generalizzata di borse di studio. Dobbiamo impegnarci, a partire dalla prossima legge di Bilancio, a trovare le risorse e a semplificare le norme, contemperando così le esigenze di tutti.
È proprio delle ultime ore la notizia di uno sciopero del 17 maggio. Uno dei temi più contestati è la regionalizzazione dell’Istruzione. Quali potrebbero essere gli effetti di un simile mutamento?
Gli effetti più importanti – e forse i più osteggiati – della regionalizzazione potrebbero riguardare i contratti dei docenti: gli insegnanti non sarebbero più alle dipendenze del Miur ma dei diversi uffici scolastici regionali. Ciò potrebbe comportare differenze di vario genere, innanzitutto retributive. Potrebbero cioè esserci regioni in cui i docenti vengono pagati più che in altre: questo genererebbe una discriminazione ai danni delle Regioni più svantaggiate, in particolare il Sud Italia e le Isole. Sarebbe la fine del sistema perequativo, secondo cui lo Stato centrale garantisce risorse alle scuole distribuendole equamente tra le varie regioni. Diversificare eccessivamente e allargare il gap tra Regioni ricche e Regioni povere non è in linea con l’articolo della nostra Costituzione che garantisce a tutti pari condizioni di partenza e opportunità. La regionalizzazione, inoltre, potrebbe incidere sulle programmazioni e sulla didattica in maniera significativa, introducendo nuove materie e sacrificandone altre: c’è da chiedersi se sia davvero così prioritario per i nostri studenti studiare a livello curricolare la lingua e la cultura veneta. Dopo tutti gli sforzi fatti per l’unificazione della lingua e della cultura italiana, a partire da un secolo e mezzo fa.
Quanto dovrà aspettare ancora il personale della scuola per un adeguamento di stipendio allineato agli altri stati europei?
L’adeguamento degli stipendi dei docenti italiani alla media europea è sicuramente un obiettivo di questo governo, spero realizzabile entro la legislatura. Peraltro, tengo a sottolineare che con l’ultima legge di Bilancio si è scongiurato che a fine 2018 fosse interrotto l’elemento perequativo introdotto dal precedente Governo e che ha consentito incrementi stipendiali lordi mensili a sostegno dei redditi più bassi. Ne abbiamo garantito la prosecuzione ed è un primo passo di attenzione verso la categoria. La prossima legge di Bilancio può rappresentare l’occasione per dimostrare ai docenti il riconoscimento che meritano e che il nostro Paese non ha dato loro nei decenni passati.
E’ stata presentata una risoluzione in Commissione Cultura Camera e relativa all’istituzione dei “Teatri per le Scuole”. Ci può parlare della proposta che la vede cofirmataria?
La risoluzione, a prima firma della collega del MoVimento 5 Stelle Vittoria Casa, parte dalla constatazione che il teatro è una forma altissima di espressione artistica, che favorisce lo sviluppo armonico della personalità e la capacità di comunicare le proprie inclinazioni, i propri sentimenti. Per noi il teatro è uno strumento educativo di forte impatto pedagogico al quale i nostri giovani vanno avvicinati il più possibile. Nello specifico, la risoluzione lancia in tutte le città in cui sono presenti i Teatri Stabili il progetto-pilota “Teatri per le scuole”, che allestirà con l’aiuto delle Direzioni Artistiche degli Stabili una serie di mattinate didattico-educative per gli studenti, avvicinandoli così gratuitamente alla pratica teatrale. La risoluzione prevede poi l’introduzione di borse di studio per i migliori neo-diplomati nelle discipline attinenti l’attività teatrale, selezionati dalle Direzioni Artistiche dei Teatri Stabili. Insomma, finalmente metteremo al centro della discussione parlamentare il ruolo preziosissimo della cultura e del teatro nella formazione dei cittadini del futuro. Nella patria di Pirandello, Eduardo, Ennio Flaiano, Pasolini e Carmelo Bene, solo per restare al nostro Novecento, un tema inspiegabilmente trascurato.
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