Intervenuta in videoconferenza nel corso dell’incontro dell’AIDR (Associazione Italian Digital Revolution) “Didattica a distanza e scuola digitale”, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha risposto alle domande di studentesse e studenti:
“L’Italia per certi versi paga un gap legato alla digitalizzazione, penso soprattutto alla banda larga che ancora in alcuni punti non arriva. Questo problema si è posto nel marzo 2020 quando ci siamo inventati la didattica a distanza proprio per non lasciare soli gli studenti e le studentesse. Abbiamo dovuto affrontare un problema enorme di connessione ma anche di tablet e pc che mancavano. Sul digitale abbiamo investito 400 milioni di euro come ministero dell’istruzione per rifornire studenti e studentesse meno abbienti di tablet e pc ma anche di connessione perchè abbiamo dato circa 100mila chiavette. Insieme al ministro Paduanelli e alla ministra Pisano abbiamo lavorato a un progetto che portasse la banda larga nelle scuole e anche lì sono stati investiti 400 milioni di euro. Poi c’è un problema che riguarda le case degli studenti, abbiamo fatto un accordo con le tre compagnie telefoniche più importanti per dare giga gratis a studentesse e studenti che si connettono con le piattaforme. Inoltre per dei bisogni educativi speciali legati anche alle situazioni in cui la rete non arriva, gli studenti a piccoli gruppi devono poter andare a scuola. Tutto per far sì che nessuno resti indietro. La scuola deve essere inclusione per eccellenza”.
Il 7 gennaio a scuola? “Parlando delle scuole secondarie di secondo grado, si sta lavorando in queste ore per questo insieme alle Regioni, ci sarà un incontro in questa settimana, lato trasporti e lato tamponi, test rapidi. Nel frattempo sono partiti da diversi giorni i tavoli con i prefetti, i sindaci. Se c’è da ragionare sui trasporti, non lo si può fare da un punto di vista nazionale, ogni territorio ha le sue esigenze, una città piccola non può essere paragonata ad una molto grande. Abbiamo chiesto come ministero dell’istruzione una corsia preferenziale per la scuola, se un dirigente scolastico segnala il caso di uno studente positivo, le Asl devono rispondere il prima possibile per fare i test rapidi o i tamponi al resto della classe”.
Ancora la ministra: “A volte penso che in questo periodo a voi ragazzi si stanno vietando tante cose. Bisogna far di tutto purchè si torni alla scuola in presenza, perchè la scuola è socialità. Non tutti la stanno vivendo allo stesso modo. Come ha detto Liliana Segre voi giovani sapete essere forti, fortissimi. Tutti insieme dobbiamo resistere ed uscirne. Studenti e studentesse sono stati simbolo di resilienza. Un giorno, presto, tornerete a stare insieme e abbracciarvi e tutto questo ce lo ricorderemo come un brutto ricordo che magari ci ha insegnato a essere migliori”.
“La didattica digitale è stata un’opportunità per la scuola, ma è iniziata con mille difficoltà, non era così scontato. Non penso la scuola fosse preparata ad affrontare una cosa così grande come il coronavirus. La scuola è stata maltrattata negli anni. Adesso non bisogna scoraggiarsi, anche il Paese ha capito di quanto importante fosse la scuola. Investimenti sono stati fatti, altri se ne faranno. Stiamo lavorando da adesso per la scuola post Covid siamo riusciti a formare 500mila docenti sul digitale, ci sarebbero voluti anni. Non possiamo certo immaginare la scuola com’era prima del Covid. Un tema è fondamentale per la scuola che verrà: la didattica. Partirà un ciclo di convegni che è pensare la didattica. Dobbiamo pensare una didattica digitale in classe, dovremo essere più veloci rispetto alle esigenze che hanno i nostri studenti e le nostre studentesse. Dobbiamo avere insegnanti preparati, investire soldi e poi c’è l’occasione storica che è il Recovery Fund. Avremo la possibilità di diminuire gli alunni per classe, se ho 27-30 alunni per classe, non posso fare didattica personalizzata. Dobbiamo anche ridurre la dispersione scolastica”.
I vaccini? “Prima si partirà dalle categorie che devono essere più protette, gli anziani, il personale sanitario, poi si arriverà al personale scolastico che fa parte dei servizi pubblici essenziali, viva via ci vaccineremo tutti quanti”.
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