L’ex ministra Lucia Azzolina si scaglia contro Patrizio Bianchi, l’attuale numero uno del dicastero di Viale Trastevere: sembrano passati decenni, invece sono nemmeno 24 mesi fa, da quando Azzolina sceglieva Bianchi come leader della task force di esperti che avrebbero dovuto supportare il ministero dell’Istruzione a fronteggiare la pandemia. In un video su Facebook, la grillina se la prende oggi col professore in quota Pd, riprendendo una sua frase di qualche giorno fa a proposito del tasso di detanalità e che quindi l’obiettivo è ora quello di “ridurre il numero delle classi per aumentarne la qualità”.
Vincere la dispersione con classi piccole
Sembrano parole di una stagione passata, dice Azzolina, quella dei tagli alla scuola firmati Tremonti-Gelmini. E invece no, sono le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal Ministro Bianchi, commenta la parlamentare del M5s nel video.
E poi si rivolge direttamente a Bianchi: “Caro Ministro, lei non deve diminuire il numero delle classi ma il numero di alunni per classe. Solo così potrà combattere la dispersione scolastica e garantire una didattica di maggior qualità”.
Nel 2020 Bianchi chiedeva classi con pochi alunni
E ancora: “Due anni fa mi chiedeva di riaprire le scuole con classi composte al massimo da 12 alunni. Si ricorda? Che è successo, ha cambiato idea? Temo che le sue parole siano solo il tentativo di giustificare i tagli, i tagli che si appresta a fare all’organico degli insegnanti, tagli che io da donna di scuola non posso accettare”.
In effetti, nella primavera del 2020 l’allora presidente della task force ministeriale disse: “Sono dieci anni che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi”.
Sempre Bianchi spiegava che “in vista della riapertura delle scuole dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono”.
La deputata pentastellata ricorda poi che il decreto sul Pnrr prevede 11.600 posti tagliati in appena cinque anni, a partire dal 2026.
Sono preoccupata…
Se questa è la soluzione che il Ministro ha scelto per avere una scuola di qualità, non posso che unirmi alla preoccupazione di docenti, dirigenti, personale Ata, famiglie, studenti e di tanti che in queste ore stanno protestando per una scelta incomprensibile, ha tenuto a dire Azzolina.
“Due anni fa – ha continuato – io da Ministra decisi una deroga alla legge Gelmini, quella che impone un numero minimo di alunni per classe. E feci assumere 70 mila persone, il cosiddetto organico Covid, per consentire lo sdoppiamento delle classi più numerose. Oggi la legge Gelmini resta e l’organico Covid sparisce”. Inoltre, lamenta ancora Azzolina, “Bianchi progetta nuovi tagli. Dopo le belle parole sull’importanza della scuola, dopo il dramma della pandemia, la soluzione è tagliare i docenti e il numero delle classi? Ma veramente? Vedo che i giornali ignorano la notizia. Chi ha davvero a cuore la scuola e la formazione dei nostri figli?”, è la laconica conclusione-domanda di Azzolina.
I tagli solo dal 2026: lo conferma Bianchi
Dal canto suo, però, il ministro Patrizio Bianchi continua a negare che siano previsti tagli alla scuola: qualche giorno fa, a margine della presentazione del progetto ‘Futura’, che prevede interventi del Pnrr per l’edilizia scolastica, alla Triennale di Milano, il titolare del Mi ha detto che “nonostante una caduta demografica notevole che è il vero problema del Paese, tutte le risorse che da qui al 2026 sono legate alla minore natalità, rimangono nella scuola: manteniamo il numero di insegnanti e la numerosità delle classi per introdurre anche una parte di attività di scienze motorie“, ha tagliato corto Bianchi.
Il problema, però, si porrà tra quattro anni. Dal 2026, infatti, è prevista una riduzione continua, per alcuni anni, dell’organico di diritto, pari a quasi 10mila cattedre di potenziamento in meno.