“Oggi il ministro Bianchi sta comunicando che ci sono tutti gli insegnanti in classe ma non è vero, io giro le scuole e ne mancano tanti, di insegnanti, come è sempre stato, del resto”. Così la ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervistata dal nostro direttore Alessandro Giuliani e dal vice direttore Reginaldo Palermo.
“Al ministero – continua – ci vuole qualcuno che conosca bene il mondo della scuola, che l’abbia vissuto in tutte le sue dinamiche, che sia una persona pragmatica, perché la teoria è bella ma quando devi amministrare situazioni complesse devi essere pragmatico. Mi auguro che chiunque arrivi al ministero dell’Istruzione abbia a cuore i nostri giovani e valorizzi al massimo il personale scolastico”.
E sull’ipotesi, che circola in queste ore, che Matteo Salvini possa sostituire Bianchi al Dicastero dell’Istruzione, Lucia Azzolina sorride: “È una battuta? Ma figuriamoci! Matteo Salvini è troppo furbo per andare a fare il ministro dell’Istruzione, è un ministero troppo complesso, ci sono 7 milioni di ragazzi e un milione e mezzo di persone che lavorano da gestire. Ma soprattutto Salvini vuole un ministero con il quale fare propaganda, e sulla scuola la propaganda non funziona. Sebbene – precisa – lui la faccia comunque”. E racconta l’aneddoto della pandemia, tra scuole chiuse e scuole aperte e orari di ingresso scaglionati, quando Matteo Salvini incalzava con pretese inattuabili: “Voglio sapere dall’Azzolina a che ora entra mia figlia in classe – urlava – mostrando di non sapere neanche che esista l’autonomia scolastica”.
Perché la fuoriuscita dal movimento che l’ha portata fino a viale Trastevere? La deputata spiega: “Nel Movimento 5 Stelle io a un certo punto non mi ritrovavo più – spiega la candidata di Impegno Civico – non era più casa mai, perché da quando è caduto il Governo Conte 2 troppe cose erano cambiate. La possibilità di confrontarci che avevamo, era venuta a mancare completamente, non c’era nessun tipo di dialettica interna, c’era un partito padronale con 4 o 5 persone che si riunivano”.
“Della scuola al M5S non interessava più nulla – aggiunge – la scuola è sparita dai radar del M5S. Se c’erano delle cose che non andavano, io ero l’unica che avevo il coraggio di dirle, tutto il resto era silenzio. Non abbiamo potuto fare un’assemblea come Camera dei deputati, ci è sempre stato detto di no, è venuto a mancare tutto”.
E sul rapporto personale con Giuseppe Conte: “Io credo che Giuseppe Conte abbia fatto bene il presidente del Consiglio, anche se sulla questione dell’apertura delle scuole io fui lasciata sola, ero l’unica a combattere. Ma comunque è stato un buon presidente del Consiglio. Quando è finita l’esperienza a Palazzo Chigi, è cambiato profondamente, io non riuscivo più a parlare con lui, non solo sulla scuola, anche su altre cose, si è circondato di persone che dovevano dirgli solo sì, perché se volevi provare a dire qualcosa non c’era possibilità di dirla, volevano deputati totalmente legati al capo politico”.
“Insomma – conclude – il problema è stato trasformare il M5S in un partito padronale dove non c’è nessuna possibilità di esprimere il tuo pensiero”.
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