È passato un mese dalla nomina di Lucia Azzolina ministro dell’Istruzione: 30 giorni, durante i quali la titolare del ministero ha avuto il suo da fare. Trovandosi man mano sempre più avvolta dai problemi che i suoi predecessori non sono riusciti a debellare. Ad iniziare dagli stipendi ridotti all’osso, passando per quello del precariato in via di espansione.
Ora, se sul fronte stipendiale c’è poco da dire e (probabilmente) anche da fare, su quello concorsuale si poteva tentare la via del dialogo.
Invece, la ministra grillina non ne ha voluto sapere della necessità di mediare, chiesta a gran voce dai sindacati e dell’opposizione politica, per cambiare i parametri della Legge 159/19 del 20 dicembre scorso, sulle “misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti”.
Le tante categorie di esclusi dai concorsi – come i precari su sostegno senza titolo, la maggior parte dei docenti precari di religione, i Dsga facenti funzione, i supplenti nelle paritarie e altri ancora – non hanno mai smesso di farsi sentire. Al punto di minare anche la pazienza di “Giobbe” dei sindacati maggiori, i quali per lungo tempo avevano fatto prevalere il senso di fiducia e di responsabilità.
Invece, di fronte ai troppi ‘no’ del Miur, alle loro istanze, hanno prima sospeso le trattative e poi proclamato lo sciopero dei precari, per il prossimo 17 marzo.
Mercoledì 12 febbraio, alle 14.30, in conferenza stampa, i segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams, faranno conoscere le ragioni della mobilitazione.
Tuttavia, la ministra ha già fatto intendere che andrà avanti per la sua strada. A chi gli ha chiesto un parere sul comportamento dei sindacati, Lucia Azzolina ha detto che “scioperano dopo tre settimane dal mio insediamento. Mi hanno delusa. Scioperano perché vogliono sapere in anticipo le domande dei quiz del concorso, ma quella non è merce di scambio”, ha tagliato corto la pentastellata.
Solo che con questo andare, si sta ritrovando sempre più sola. Anche chi governa con il M5S ha avuto da ridire. Qualche giorno fa, Camilla Sgambato, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Pd, ha detto che “il Partito democratico, pur apprezzando il buon lavoro che sta svolgendo il Miur, ritiene che sia urgente e doveroso riaprire l’interlocuzione con le organizzazioni e le associazioni del mondo della scuola. Senza la prosecuzione di un confronto aperto, che entri nel merito, si rischia di creare una frattura che non fa bene a nessuno”.
Sgambato ha fatto intendere – come se il M5S avesse approvato da solo il decreto scuola, la L. 159/19 – che bisognava “aprire almeno ad una parte delle richieste dei sindacati, ad iniziare dalla partecipazione dei supplenti di sostegno (privi di specializzazione) per svolgere il concorso su disciplina”: partecipazione, quella dei precari su sostegno senza specializzazione, su cui lo stesso Miur pare che abbia fatto trapelare posizioni addirittura contrapposte.
Le incertezze non sono sfuggite al senatore della Lega Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura palazzo Madama.
“Sbaglia Camilla Sgambato, responsabile scuola del PD, a rivolgersi alle organizzazioni sindacali quando – ha detto il leghista – afferma che “soltanto un dialogo costruttivo potrà coniugare le esigenze di stabilizzazione dei precari con il merito”.
La “sordità” – ha continuato – è tutta della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, supportata – oltre che dai 5 Stelle – proprio dal Partito Democratico, corresponsabile del via libera al decreto Scuola non a caso ribattezzato “ammazza-precari”, a conferma della disponibilità del PD ad appiattirsi su qualsiasi scelta grillina”.
In effetti, non è trapelato nulla su un possibile dissenso del Pd alle posizioni imposte dalla Lega nel decreto che doveva salvare i supplenti di lungo corso ed è invece diventato, per molti, una sorta di dichiarazione di condanna al precariato a vita.
E sempre Pittoni ha replicato sulla dichiarazione della ministra, secondo la quale i precari “vogliono sapere in anticipo le domande dei quiz del concorso”: secondo il senatore leghista, i precari della scuola “non domandano di sapere in anticipo cosa verrà loro chiesto nel concorso, ma solo di potersi preparare, come avviene normalmente negli altri comparti della Pa”.
“Stravolgere il messaggio trasformandolo in una pretesa da “furbetti” – ha continuato Pittoni – è una vigliaccata dalla quale una politica degna di questo nome è il caso prenda le distanze. Purtroppo il premier Giuseppe Conte e i partiti che lo sostengono M5S, PD, Italia Viva e Leu, continuano a far finta di nulla sui toni offensivi sistematicamente utilizzati in particolare dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina”.
Intanto, un’altra grana si abbatte sul ministero di Viale Trastevere: l’esame del decreto Miur, per istituire il ministero dell’Istruzione e quello dell’Università e della ricerca, è stato rinviato al Senato, perché la commissione Istruzione di Palazzo Madama ha bisogno di più tempo.
L’ha annunciato in Aula la presidente Elisabetta Casellati, dopo la richiesta del presidente della commissione, il leghista Mario Pittoni. Concluse le votazioni degli emendamenti – ha riferito Pittoni – si sta aspettando il parere della commissione Bilancio su una proposta di modifica e su alcune riformulazioni. Casellati ha quindi rinviato il decreto “a un’altra seduta”.
Una decisione che rischia ora di rallentare ulteriormente il già complicato iter che porta alla nomina di diversi direttori generali e quattro a capo degli Usr.
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