Qualche tempo fa ci siamo occupati del caso della maestra attaccata dai genitori dei propri alunni per aver fatto capire, in classe, che Babbo Natale non esiste, scioccando, a dire dei papà e delle mamme, i bambini. Sul tema, a quanto pare tutt’altro che banale, è tornato il docente e scrittore Enrico Galiano su Illibraio.it.
“Faccio coming out: una volta è successo anche a me. Durante una presentazione di un libro, un paio di anni fa. Non mi ricordo perché, ma a un certo punto avevo usato la metafora di Babbo Natale per spiegare il concetto che è importante avere delle illusioni cui aggrapparsi. Fatto sta che mi ero dimenticato che in mezzo al pubblico c’erano anche alcuni bambini. Il silenzio si è fatto improvvisamente palpabile: avvertivo un’ostilità negli sguardi che non avevo mai visto, proveniva dai genitori. Subito dopo, un brusio di domande fra il pubblico, e lì capii le dimensioni gigantesche della frittata che avevo appena fatto”, ha esordito Galiano.
Ecco le domande che quest’ultimo si pone: “Sì, ovvio: è fondamentale che i bambini coltivino la fantasia. Lapalissiano: una sana sospensione dell’incredulità nel bambino di oggi porterà a un adulto più creativo e intelligente domani. Ma qualcuno si è seriamente interrogato sull’affaire Babbo Natale? Proviamo ora a sostenere le ragioni di chi osa mettere in dubbio il dogma secondo cui “dire ai bambini che non esiste è un crimine contro l’umanità. Primo, è una faticaccia tenere botta con la montatura: i bambini già a cinque anni cominciano ad avanzare sospetti e raccogliere indizi; fanno domande; ricordano le risposte. Secondo: quando poi inevitabilmente scoprono il vero, lì si incrina la loro fiducia in noi, e spesso il fatto coincide con l’ingresso nell’età in cui ci odiano e smettono di darci retta. Ma terzo, soprattutto: che valore educativo ha questo mito? Ce lo siamo mai davvero chiesti?”.
“Parla di un tizio che porta regali: punto, fine. Zero trama, zero narrazione. Conflitti, redenzioni, antagonisti? Ma dove? Poi, ammettiamolo: viene brandito il più delle volte come arma per far fare ai bambini quello che vogliamo, o limitare la loro pulsione a combinar marachelle quando siamo esasperati e non sappiamo più che pesci pigliare. Insomma: un mito fortemente consumistico che già da piccolini fa passare il messaggio per cui ‘Se ti comporti bene avrai un premio’. Una logica che funziona alla grande nel breve periodo e quando la nostra pazienza è ormai sbriciolata in mille pezzi, ma, nel lungo, finisce per essere assunta a regola di vita e portarli a comportarsi bene solo quando sanno di avere in cambio qualcosa (non lo dico io, lo dice la psicologia infantile)”, ha aggiunto.
Galiano ha fatto una proposta a tutti gli educatori: “Quindi, in sostanza: va benissimo inventare storie che tengano viva la magia dell’infanzia, anzi è fondamentale. Come no, alimentare di continuo narrazioni fantastiche, ma non dimentichiamo che un bambino anche a cinque anni ha bisogno di pochissimo per credere che il cucchiaino sia magico o che dentro l’armadio i suoi giocattoli prendano vita. Forse, e lo dico con tutti i dubbi io stesso, è ora di cominciare a pensare tutti insieme a miti un po’ più belli, più evocativi e soprattutto meno compromettenti”.
Tutto sarebbe accaduto lunedì 4 dicembre, all’ultima ora, in una classe quinta di una scuola fiorentina. L’insegnante di religione avrebbe testualmente chiesto ai bambini di 10 anni: “Chi è che ancora crede a Babbo Natale?”, in un modo ritenuto retorico e sarcastico, come se la risposta giusta fosse “no”.
“La lezione sarebbe andata avanti – spiegano i genitori – con una spiegazione sullo spirito del Natale, prendendo spunto dalla storia di San Nicola”.
Secondo quanto appreso, la docente avrebbe riportato la lezione sul registro elettronico, scrivendo di aver posto “un quiz tra i bambini: Babbo Natale esiste o no? Sei rispondono sì, sei no, due non lo so”. “Qualunque sia la forma – si lamentano gli interessati – per noi è stato sbagliato porre la domanda, anche perché affrontare il discorso sulle origini della leggenda, vuol dire negare l’esistenza di Babbo Natale nella realtà. Peraltro non crediamo faccia parte del programma di istruzione”.
“Ma allora Babbo Natale non esiste?”, “Perché mi hai mentito?”, “Perché non mi hai mai detto la verità?”, queste alcune delle domande che i bambini avrebbero poi posto ai genitori, che lasciano trasparire una profonda delusione.
“Questo secondo noi è un trauma – accusano i genitori – soprattutto in questo periodo dell’anno in una scuola primaria. Che i bambini credano o no all’esistenza un uomo che gira il mondo su una slitta a portare regali, magari vogliono continuare a vivere questa illusione, scrivere la letterina e sentire la magia: non è giusto privarli di questa magia. Non è giusto che un lunedì i nostri figli tornino cambiati da scuola, perché un’insegnante ha spezzato questa magia”.
Il caso è arrivato anche ad esponenti politici: “Una scelta quantomeno inopportuna da parte del docente che ha sicuramente turbato i giovanissimi allievi”, hanno commentato i consiglieri regionali della Lega Elena Meini e Giovanni Galli.
Anche il vicepremier Matteo Salvini ha detto la sua: “Perché rubare un sogno e un sorriso ai bimbi, che attendono per mesi la notte più bella dell’anno? Perché??? Da papà, penso che questa maestra abbia commesso una vera sciocchezza”.
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