Alunni

Baby gang, gli psicologi: “Lavorare sulla prevenzione a casa e a scuola”

Sul caso di cronaca di Impruneta, in cui una baby gang ha messo sotto scacco un’intera cittadina, sono intervenuti anche gli psicologi della Toscana per commentare l’accaduto.

Brevemente, questi ragazzini, tutti tra i 12 e 16 anni distruggono ciò che gli passa davanti: specchietti, panchine, elementi decorativi. Sono giovani conosciuti e appartenenti a famiglie benestanti e facendo leva su questo, continuano imperterriti a travolgere l’intero comune, consci di non poter essere puniti perché minorenni. Adesso, però, il sindaco ha deciso di rimettere i conti dei danni alle famiglie.

“Noi adulti dobbiamo porci delle domande”

Ed è proprio per questo che l’ordine degli psicologi della Toscana è intervenuto per provare a dare una visione chiara di ciò che sta accadendo.

A parlare è Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, che ha dichiarato: “Occorre agire sul malessere personale e di gruppo, che può innescare tali comportamenti. Ci dobbiamo, infatti, chiedere quanta consapevolezza c’è dietro a simili gesti, quale gestione delle proprie emozioni, dalla rabbia alla noia, all’indifferenza verso le conseguenze per le proprie azioni – dichiara la presidente Gulino -. Quanta prevenzione e promozione alla salute e al benessere personale e sociale facciamo nelle scuole e in famiglia? Viene da rispondere mai abbastanza e la dimostrazione è proprio negli stessi vandalismi che si ripetono con frequenza”.

Siamo noi adulti a doverci porre le domande e pensare a strategie di intervento su questi fatti penosi, per promuovere la salute e non intervenire sempre o solo in emergenza quando ormai il fatto è compiuto – esorta Gulino -. Noi adulti abbiamo il compito di non archiviare questi episodi arrivando, talvolta, a negarne la drammaticità. Sappiamo che affrontare questi argomenti con i nostri giovani significa attivare pensieri e riflessioni. La prevenzione deve essere la priorità: il fenomeno dei vandalismi e delle ‘baby gang’ va affrontato con le famiglie, gli insegnanti, gli stessi giovani”.

Redazione

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