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Bagarre sul credito scolastico

Gli scrutini finali rappresentano ogni anno un momento importante e delicato della vita scolastica degli alunni e dei docenti. Infatti le operazioni di scrutinio costituiscono l’occasione per tirare le fila del lavoro svolto nel corso dell’anno, per riflettere su eventuali disfunzioni, per  valutare sia i risultati conseguiti dagli alunni, sia la validità delle metodologie e delle strategie di insegnamento messe in campo.
Gli scrutini finali appena ultimati hanno chiuso un anno scolastico alquanto movimentato, all’insegna dei cambiamenti significativi apportati dai Progetti d’Istituto per la sperimentazione dell’autonomia scolastica e della prospettiva di un ulteriore rinnovamento con l’elaborazione da parte delle scuole del Piano dell’Offerta Formativa.
Una "bella sorpresa", però, attendeva ancora i docenti nella fase di svolgimento delle operazioni di scrutinio: la scoperta dell’attribuzione del credito scolastico al di fuori di ogni logica distributiva.
Come è noto, infatti, agli studenti del triennio della secondaria superiore, oltre ai voti, in ogni materia è stato attribuito quest’anno un punteggio per l’andamento degli studi, denominato credito scolastico. L’attribuzione del credito scolastico è avvenuta sulla base di una tabella predisposta dal Ministero che prevede delle fasce di livello in riferimento alla media dei voti riportati nel secondo quadrimestre da ogni alunno. All’interno di ciascuna fascia di livello il punteggio assegnabile a ogni studente può oscillare da un minimo a un massimo stabilito, in considerazione di alcuni fattori riguardanti l’assiduità della frequenza, l’interesse e l’impegno di studio, le attività complementari e integrative, il possesso di eventuali crediti formativi.
Poiché il credito scolastico è la risultante di tutti gli elementi appena detti e in primo luogo del profitto, l’alunno che è stato promosso con carenze in una o più discipline ottiene soltanto il punteggio minimo previsto nella banda di oscillazione relativa alla media dei voti riportati.
E qui sta il nocciolo del problema.
La media dei voti che il Consiglio di classe ha dovuto tenere presente per la collocazione di ogni alunno all’interno di una fascia di livello non ha tenuto conto del voto realmente assegnato alla materia o alle materie con debito formativo, ma è stata calcolata assegnando a questa, o a queste materie, il voto di sufficienza, il cosiddetto sei rosso.

Questo in riferimento a quanto stabilito dalla Circolare Ministeriale n.139 del 31 maggio 1999 riguardante i quesiti relativi agli scrutini finali e ai nuovi Esami di Stato.
Tale procedura ha purtroppo innescato un meccanismo perverso che premia i furbi e i negligenti e svilisce la dignità degli alunni culturalmente modesti.
Infatti l’esempio tipico è quello di un alunno che nonostante abbia fatto registrare insufficienze in una o più materie, con questo meccanismo che riporta alla sufficienza i voti negativi, ha avuto le stesse probabilità di collocarsi nella medesima fascia di livello di un alunno che è, invece, è riuscito a raggiungere la sufficienza in tutte le materie con le sue forze. Quest’ultimo, tra l’altro, se ha riportato una votazione unanime di sei decimi in tutte le materie addirittura può essere  facilmente scavalcato da chi ha riportato qualche quattro o cinque in una o più materie, ma può vantare anche qualche sette nel quadro complessivo.
La contraddizione nasce dalla discrepanza palese tra i criteri stabiliti dal Regolamento sui nuovi Esami  di Stato, che rimandano al profitto e all’impegno nella partecipazione al dialogo educativo, e le indicazioni operative che sembrano voler privilegiare possibili scelte di comodo di alunni che non possiedono tali qualità richieste.

Anna Maria Di Falco

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