Home Archivio storico 1998-2013 Ordinamento Bagnasco: “Basta tagli alla scuola. Insegnanti scoraggiati e disillusi”

Bagnasco: “Basta tagli alla scuola. Insegnanti scoraggiati e disillusi”

CONDIVIDI

“Lo smarrimento avvertito dalla scuola è causato anche dall’insufficiente sostegno delle istituzioni, come mostrano non da ultimo i tagli al personale e ai fondi stanziati per le attività e la strumentazione”.
“Sono numerose, oggi – ha detto Bagnasco -, le carenze che presenta l’istituzione scolastica, che spesso non riesce a fare sintesi tra le varie nozioni che fornisce, finendo per separare `le dimensioni costitutive della persona, in special modo la razionalità e l’affettività, la corporeità e la spiritualità”.
Il presidente dei vescovi italiani ha parlato di una ´scuola-supermarket’, che propone conoscenze quasi fossero prodotti di uguale valore tra i quali scegliere, diviene incapace di indicare i fini che conferiscono significato ai mezzi proposti”.
“La frammentarietà di questo scenario – ha aggiunto – deve essere contrastata con un’educazione che offra una visione alta della vita e valorizzi tutte le dimensioni della persona, non solo gli aspetti tecnici e scientifici, né solo quelli emotivi, ma `l’uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l’uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà”
Una società che non investa energie economiche e umane nella scuola, nella formazione e nell’innovazione, ha proseguito, il cardinale, “finisce per subordinare l’uomo al lavoro e al denaro, come appare in modo drammatico nella finanziarizzazione dell’economia e nella conseguente subordinazione del lavoro alla finanza, elemento che interpella fortemente l’ambito educativo”.
“Ora, una generazione che abdica al compito di offrire una chiara lettura della realtà – ha detto Bagnasco -, rinuncia di fatto a educare, e abbandona alla solitudine i più giovani che, anche senza saperlo esprimere, chiedono di essere accompagnati e di avere davanti a sé esempi credibili e autorevoli”.
È necessario quindi che “la società nel suo insieme, tanto più in un contesto in cui l’educazione è sempre più concepita come trasmissione di saperi volti a uno sviluppo esclusivamente tecnico, impari a concepirsi come una comunità che educa, che forma persone e le accompagna nella vita”.
Secondo il presidente dei vescovi italiani, “si può far questo solo se l’educazione è trasmissione dell’immenso patrimonio valoriale e culturale della tradizione, all’interno di un nuovo contesto e di nuovi linguaggi”.
Questa sfida educativa “è accolta dai Vescovi italiani dedicando un intero decennio – quello attuale – proprio a questo tema. In questa luce, i problemi dell’educazione e della scuola vengono colti come occasione e necessità per un loro ripensamento e rinnovamento”
Ma ha parlato pure di parità tra scuola statale e paritaria
”L’effettiva parità tra scuole statali e scuole paritarie è di fondamentale importanza e va richiamato oggi, in un contesto che spesso riconosce solo il valore delle prime”.
”Dobbiamo purtroppo riscontrare che, a fronte del conclamato diritto alla scelta educativa, nel nostro Paese non è dato un effettivo e concreto riconoscimento sul piano economico alle scuole paritarie, nonostante le disposizioni in questa direzione della stessa Comunità Europea”.
”Questo richiamo europeo al sostegno di tutti gli istituti pubblici”, deve ”far riflettere quella parte della nostra società che si oppone al finanziamento delle numerose scuole paritarie, che forniscono i loro servizi a tante famiglie sul territorio nazionale. Questa posizione si fonda su una malintesa concezione del pubblico, oltre che spesso su una presa di posizione nei confronti della Chiesa, ritenuta oggetto di privilegi che sottraggono energie alle risorse comuni”.
Le scuole cattoliche, infatti, ha ricordato il presidente della Cei, ”rappresentano il 70% delle scuole paritarie.
Simili posizioni non considerano il contributo sociale delle numerose scuole gestite da enti ecclesiastici o non statali, oltre al risparmio economico, e non lo spreco di risorse, che esse portano alla collettività”.