Qualche giorno fa avevamo riportato la notizia di una studentessa che era stata “costretta” cambiare scuola per problemi con compagni e docenti. A sollevare la questione era stata la madre che aveva raccontato la storia dal suo punto di vista.
A replicare alle accuse del genitore è la direttrice scolastica dell’Istituto, Laura Cascianini, che ha inviato alla nostra redazione delle dichiarazioni per spiegare l’accaduto.
Di seguito la lettera integrale.
“Conoscere” e “Rispettare” queste le parole che campeggiano nel logo dell’Istituto di Santa Croce sull’Arno; queste le parole che confluiscono nei valori dell’Istruzione che è in capo alla scuola e dell’Educazione, che si esercita in azione compartecipata con le famiglie e non delegabile. La missione della scuola, dalla quale il nostro istituto non ha mai abdicato, è pertanto quella di collaborare con i vari contesti per la crescita umana di una generazione di studenti sempre più esposti al rischio di una conoscenza ampia ma frammentata – talvolta anche distorta – e favorire
il rispetto in tutte le sue accezioni.
Nell’era di internet, l’accesso alla Cultura (quella con la “C” maiuscola) è cambiato. Ciò rende possibile una fruizione più veloce delle informazioni che non devono tuttavia restare prive del filtro della Ragione. Indossare lenti soggettive di una versione personalistica offusca spesso la realtà ed è questa la sfida che ci dovrebbe vedere impegnati nella promozione di senso critico, riflessione e capacità di discernimento. La quantità di notizie deve trovare riscontro nella qualità delle stesse, senza trascurarne l’esigenza di veridicità. Ecco quindi il perché si rende necessario replicare al drammatico quadro rappresentato on-line in questi giorni da una madre che lamenta di non essere stata ascoltata e costretta a trasferirsi in altra scuola. La bambina in questione, esclusivamente per scelte familiari, ha in realtà già subito il terzo cambio di scuola in soli tre anni su comuni diversi, trasferita con disinvoltura da Santa Croce a Castelfranco e viceversa per ben due volte in entrambe le direzioni.
Alla famiglia – come reiteratamente criticato alla scuola dalla madre – non è gradito il contesto multietnico in cui era stata inserita la figlia, ma ha sempre ricevuto attenzione e ascolto nonostante la vacuità delle asserzioni. La realtà è quella di una bambina che non ha mai manifestato in classe il disagio espresso dalla madre, visibilmente serena con le compagne ed i compagni (cosa di cui, da dirigente scolastico, mi sono voluta personalmente accertare), anche di coloro che portano un cognome magari difficile da pronunciare, fatto di consonanti che si moltiplicano nei nostri registri. Al suo arrivo – o per meglio dire al suo rientro dopo aver già cambiato due istituti – la scuola l’ha accolta nel migliore dei modi, con dedizione e sensibilità da parte di tutto il personale, per favorirne l’inserimento in classe.
La scuola ha quindi fatto tutto ciò che poteva e doveva a sua tutela ed a garanzia del suo sviluppo. Chi la proteggerà ora dall’incubo di una giovane vita data in pasto ai media da chi ne ha voluto rappresentare la propria versione personale? Chi cercherà di consolidare la positività delle belle esperienze che la scuola ha cercato di offrirle? Chi manterrà vivo il ricordo di sorrisi sbocciati tra quei banchi e che sono grata di aver avuto l’opportunità di vedere? Chi le consentirà di capire di non essere vittima di un’ingiustizia ma in cammino verso un percorso di crescita? Chi tutelerà il benessere di una giovane cittadina già pronta a costruire nuove amicizie interculturali, recise per la quarta volta da scelte adulte? La richiesta della madre di ricollocare la figlia in un contesto con un minor numero di stranieri non era accoglibile per la semplice motivazione che la scuola, adottati criteri di equa ripartizione a garanzia di omogeneità delle classi, non dispone di contesti privi di questo arricchente confronto tra culture che animano un territorio che si estende oltre i nostri confini.
Sfiora infatti il 50% il numero degli italiani iscritti, a loro volta stranieri per gli altri studenti e studentesse di 53 diverse nazionalità. L’impegno del Comune di Santa Croce sull’Arno e dell’Istituto Comprensivo è il massimo possibile per tutti gli allievi che lo frequentano; metterne in discussione la professionalità produrrebbe illeciti di altra natura. Né alla scuola possono essere imputate le conseguenze della concessione del diritto liberamente e volontariamente esercitato dalla famiglia di chiedere il nulla osta per l’iscrizione in altro comune.
Consentire ad ognuno di conoscere, conoscersi e rispettarsi è una sfida che non tutti sono pronti ad affrontare in modo consapevole. Avendo a cuore prioritariamente il benessere di una nostra studentessa, non ci resta che augurarle di sviluppare presto autonomia critica in un contesto che non sempre ci è dato di scegliere, perseguendo l’obiettivo di crescita responsabile che ci eravamo prefissati, e di affrontare le sfide della vita con il sorriso che le abbiamo conosciuto, in mezzo ad altri visi che non hanno diverso colore agli occhi dei bambini.
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