L’ordinanza della Regione Puglia del 5 gennaio scorso sta creando conseguenze curiose.
Il provvedimento, infatti, prevedeva la possibilità per le famiglie di optare fra le lezioni in presenza e la didattica a distanza, ma con una clausola: una volta effettuata la scelta non si può cambiare idea.
E così in una classe di una scuola primaria di Bari-Palese accade che, una sola bambina chiede di seguire le lezioni da casa, mentre tutti gli altri suoi 22 compagni di classe optano per le lezioni in presenza.
Dopo un paio di giorni la famiglia cambia idea anche perché la piccola si sente a disagio ad essere l’unica alunna della classe esclusa dall’aula reale.
La dirigente scolastica, però, ottemperando quanto previsto dall’ordinanza regionale, non accoglie la richiesta e la famiglia decide di scrivere direttamente al Ministero parlando di “discriminazione”.
“Abbiamo deciso per la didattica a distanza in un primo momento – ha spiegato all’ANSA la mamma della bambina – perché nella circolare della scuola si faceva notare che per difficoltà organizzative le attività in presenza non sarebbero state garantite, che avrebbero avuto orari di frequenza ridotti in gruppi trasversali. L’8 gennaio, invece, con un’altra circolare, venivamo informati che le lezioni in presenza si sarebbero svolte con orario regolare e senza alcuna variazione”.
A questo punto, la famiglia, informata nel frattempo del fatto che la loro figlia era l’unica a seguire le lezioni da casa, chiede appunto di poter portare la bambina a scuola, senza però ricevere risposta.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, i genitori, nella mail inviata al Ministero scrivono: “Sappiamo bene di non aver correttamente ottemperato alla richiesta di effettuare una scelta sulla didattica in presenza, ci aspettavamo però da parte della scuola un atteggiamento più umano e una maggiore sensibilità per evitare un atto discriminatorio nei confronti della bambina che sta vivendo un disagio e un periodo difficile”.
Va detto che la decisione del presidente Emiliano non è stata apprezzata dalle organizzazioni sindacali; la Flc-Cgil, per esempio, ha criticato pesantemente la scelta di dare ai genitori la possibilità di optare fra scuola in presenza e lezioni a distanza.
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