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“Bambine senza parole”: in caso di guerra sono le prime escluse dall’istruzione

Quando un Paese è coinvolto in un conflitto militare o in uno stato di arretratezza e povertà le bambine sono destinate più facilmente a non avere accesso all’istruzione, oltre che a rimanere vittime delle forme più gravi di abuso e violenza. 
La denuncia è dell’organizzazione “Save the Children Italia”, che nei giorni scorsi ha presentato il rapporto "Bambine senza parole", in occasione del rilancio della campagna "Riscriviamo il Futuro", che mira a portare a scuola entro il 2010 almeno 8 dei 77 milioni di bambini che nel mondo ancora oggi non hanno accesso all’istruzione.
Secondo lo studio, le bambine rappresentano il 57% dei 77 milioni di minori che oggi rimangono fuori dalla scuola e addirittura oltre il 40% dei circa 250.000 bambini arruolati come soldati.
In alcune zone del Sud Sudan, da poco uscito da oltre 20 anni di guerra civile, l`82% delle bambine non è iscritto a scuola, mentre nelle aree rurali dell’Afghanistan la percentuale arriva anche al 92%. Inoltre, quasi una bambina su cinque che si iscrive in prima elementare non riesce a completare il ciclo di istruzione primaria.
In situazioni di conflitto, donne, ragazze e bambine sono le prime vittime di omicidio, tortura, schiavitù sessuale, abusi sessuali, gravidanze e matrimoni forzati. Si stima che degli oltre 250.000 bambini arruolati come soldati, più del 40% sono bambine e adolescenti. 
Essere "soldato" per una ragazza significa sottostare agli ordini dei combattenti, fare loro da domestica e infermiera, diventare loro "moglie": ovvero essere oggetto di abusi sessuali da parte di uno o più miliziani, avere elevate probabilità di contrarre il virus dell’Hiv/Aids e di restare incinte anche a 10 anni.
Save the Children Italia è direttamente impegnata a sostenere progetti in Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan e tra la fine del 2007 e l`inizio del 2008 avvierà attività anche in Uganda e nei Balcani. Nel primo anno di campagna, Save the Children Italia ha investito 3,5 milioni di dollari.
La campagna di Save the Children si occupa di formazione degli insegnanti, costruzione e ristrutturazione delle scuole, sviluppo dei programmi scolastici, creazione di spazi sicuri nei campi profughi e sfollati, corsi di apprendimento accelerato e di recupero, reinserimento dei bambini soldato. Inoltre, creazione di club di bambini e attività di educativa fra "pari" per stimolare la partecipazione e responsabilizzazione dei ragazzi, formazione dei presidi e dei quadri dirigenti per migliorare la gestione scolastica, monitoraggio dei bilanci statali affinché sia implementato, reso più trasparente e razionale il finanziamento pubblico dell’istruzione.
Complessivamente, sono 3,4 milioni i bambini che in oltre 20 Paesi hanno avuto accesso all’istruzione nel primo anno della campagna "Riscriviamo il futuro" di Save the children. "Se si riesce a portare o a tenere a scuola un bambino, si contribuisce a cambiare il corso della sua vita e quello della sua comunità", ha dichiarato il Presidente di Save the Children Italia, Maurizia Iachino.
Alessandro Giuliani

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