EspressVNP ha condotto di recente un’indagine intervistando oltre 2000 adulti, genitori e tutor, per comprendere meglio in che modo i bambini utilizzano i social media e scoprire i rischi che ne derivano.
Sebbene solo un quarto dei genitori intervistati dichiara di permettere ai propri figli di età compresa tra i 4 e i 13 anni di avere un account sui social media, più della metà dei loro figli, il 2% negli Stati Uniti e il 21% nel Regno Unito, ha ammesso di utilizzare i social media.
Un numero significativamente maggiore di ragazzi statunitensi (63%) rispetto a quelli britannici (53%) utilizza i social media. E questi ragazzi trascorrono in media 28 minuti al giorno sulle piattaforme social.
Mentre i tredicenni americani e britannici trascorrono in media 45 minuti al giorno, i bambini di 4 anni che accedono alle piattaforme social registrano una media di 21 minuti al giorno.
Quasi nessuno dei genitori intervistati ha detto che non controlla l’attività dei propri figli su internet in un anno. Sebbene alcuni si informino più frequentemente di altri, il 54% ha dichiarato di controllare l’attività online dei figli ogni giorno o più di una volta al giorno.
I metodi più utilizzati sono il controllo di cellulari e tablet, la limitazione all’accesso, la sorveglianza dei figli mentre sono online o l’uso di software o applicazioni per il controllo parentale.
Per quanto riguarda le attività online con cui i genitori si sentono a proprio agio, l’87% dichiara di permettere ai propri figli di guardare video su siti come YouTube e Netflix. Oltre l’80% permette ai figli di giocare online, mentre il 28% dichiara di non avere problemi a consentire ai figli di accedere a internet per consultare articoli.
Dato che solo una piccola percentuale di genitori permette ai propri figli di avere un account sui social media, si ipotizza che molti dei ragazzi che usano i social media lo facciano all’insaputa o sotto la supervisione dei genitori, accedendo alle piattaforme quando è stato loro permesso di usare internet per altri scopi.
Quando è stato chiesto ai genitori quali fossero le principali minacce online, il 59% degli intervistati ha dichiarato di essere più preoccupato che il/la proprio/a figlio/a sia vittima di bullismo. Seguono i timori che il figlio venga adescato da un molestatore online, il timore che il figlio possa imbattersi in contenuti offensivi e il rischio di cyberstalking o molestie da parte di altri utenti.
Alcune delle piattaforme su cui i bambini affermano di temere incontri con persone che usano “parolacce” o che fanno loro paura sono
Negli USA: YouTube (43%), Facebook (35%), TikTok (28%), Roblox (27%), Instagram (26%)
Nel Regno Unito: Roblox (34%), YouTube (34%), TikTok (25%), Fortnite (21%), Facebook (16%)
Poichè i social network non consentono l’accesso ai minori di 13 anni, alcuni dei bambini intervistati (24%) abbiano ammesso di aver mentito sulla propria età sui social media; circa un ragazzo su sei ha dichiarato di aver mentito sul proprio indirizzo o sulla propria posizione sui social network, su ciò che stava facendo quando gli è stato chiesto e sul proprio aspetto.
Il fatto che alcuni bambini mentano su dove vivono, cosa fanno e che aspetto hanno sui social media, indica che sentono il bisogno di proteggersi online, probabilmente dagli estranei.
Il 76% dei genitori del campione dei 2000 presi in considerazione concorda sul fatto che siano loro a dover insegnare ai bambini come stare alla larga dai social media e come proteggersi online. Questo dato è stato confermato anche dai bambini intervistati: infatti, oltre l’84% ha dichiarato che genitori e tutori li hanno istruiti sulla sicurezza di internet.
Mentre solo un piccolo numero di genitori ritiene che le scuole (8%) e le società di social media (5%) debbano essere le maggiori responsabili dell’insegnamento ai bambini della sicurezza sui social media, circa la metà dei bambini, il 57% nel Regno Unito e il 40% negli Stati Uniti, riferisce di averlo imparato a scuola, mentre il 17% dice di essere stato istruito dagli amici.
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