Sono sempre più diffuse le adozioni di bambini e ognuna di esse ha una sua storia più o meno complicata, più o meno particolare, mentre tutti, chi prima e chi dopo, devono iniziare la scuola.
Ed è allora che per docenti e genitori si apre una fase di diffidenza, di guardingo controllo, mentre mancano gli strumenti, le competenze e l’abitudine a una collaborazione efficace tra scuola e famiglia.
Molti genitori testimoniano le difficoltà dei propri figli a scuola, molti insegnanti lamentano la mancanza di preparazione specifica e il disagio nell’affrontare in classe tematiche riguardanti le storie personali di bambini con percorsi di vita a volte difficili.
Tuttavia, dicono Sonia Negri, dell’associazione Petali dal mondo, e Giovanna Martinelli nel loro bellissimo libro: L’adozione fa scuola, FrancoAngeli- Le Comete, un “primo passo per affrontare questa delicata a problematica è la conoscenza della realtà adottiva in tutte le sue sfaccettature. Le storie di adozione devono essere raccontate senza che i bimbi si sentano diversi dagli altri. Nel laboratorio Quante storie! sono tutti liberi di parlare nei modi e con i tempi voluti”.
Infatti, “i bambini sanno sempre di essere adottati. Il nostro progetto li aiuta nel percorso di consapevolezza e costruzione dell’identità in modo che, in seconda, sappiano affrontare la storia personale come richiesto dal programma scolastico. E al tempo stesso aiuta gli insegnanti a creare un ambiente favorevole”.
Anche perché, viene precisato nel libro, dove sono raccolte tante storie di adozione, basta poco per risvegliare un ricordo traumatico.
Su questo versante, ci sono pure le Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati, emanate dal Ministero dell’Istruzione a fine 2014, e nel 2015 inglobate nella legge sulla Buona Scuola.
Infatti l’Italia, per le sue vicende geografiche e politiche, è il primo Paese in Europa per numero di minori adottati; nel 2015 ne sono stati accolti 2.216.
Quando entrano nelle famiglie italiane, hanno in media 6 anni e quindi non sono sempre pronti ad andare a scuola.
Le Linee di indirizzo, oltre a rispondere a problemi pratici (con la possibilità di iscrizione in ogni momento, o di ingresso con un anno di ritardo rispetto a quello anagrafico, se necessario) e a suggerire i tempi di inserimento (almeno 12 settimane dall’arrivo in famiglia), chiedono alle scuole di nominare un referente, che faccia da ponte con la famiglia.
Dopo aver maturato queste consapevolezze, l’Associazione Petali dal Mondo ha realizzato il laboratorio “Quante storie!”, che viene dettagliatamente presentato nel testo, L’adozione fa scuola, con l’obiettivo di fornire uno strumento per supportare le famiglie adottive e gli insegnanti.
L’obiettivo principale del laboratorio è di valorizzare l’unicità di ciascun bambino e della sua storia, l’obiettivo specifico è di incentivare la circolarità di storie di vita meno consuete da raccontare in classe e da spiegare ai bambini.
Importante è fare notare che le autrici nel volume mettono a disposizione le esperienze e il materiale raccolto negli anni per affidarlo a chi ne sappia fare tesoro, con la speranza di contribuire a rendere la scuola un’esperienza di crescita piacevole per tutti i bambini.
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