Si parla moltissimo del rapporto tra bambini e digitale. Sono moltissimi i danni causati dall’esposizione a lungo termine dei più piccoli agli schermi dei device tecnologici. Un video pubblicato da una pediatra sui social è davvero esplicativo.
Nel video si vedono due bambini che guardano un tablet e che si rifiutano categoricamente di andare a dormire come a loro ordinato dalla madre. Niente di nuovo, se non fosse che i due quasi aggrediscono la madre verbalmente, con un’ira davvero fuori dal comune.
Sembrano quasi drogati, assuefatti, che vanno in crisi nel momento in cui devono staccarsi dalla loro droga. Questo atteggiamento è davvero preoccupante. Ecco il commento della pediatra: “Scene sempre più familiari. I genitori stanno chiedendo aiuto a pediatri e psicologi per trattare la dipendenza da device. Sebbene l’uso di dispositivi multimediali possa facilitare molte attività quotidiane e alcune interazioni sociali, negli ultimi anni sono state sollevate preoccupazioni circa il potenziale effetto negativo dell’uso di dispositivi multimediali digitali sulla salute mentale di bambini e adolescenti”.
Questi i dati da lei citati: “Sulla base dei dati raccolti in 45 Paesi europei, il 25% degli adolescenti di età compresa tra 11 e 15 anni manifesta sintomi di disagio psicologico (come nervosismo, irritabilità e difficoltà ad addormentarsi)”.
Molto probabilmente questo atteggiamento è comune anche per tanti insegnanti. La dipendenza da device potrebbe causare violenza inaudita con adulti e compagni, come quella a cui ormai purtroppo siamo abituati, difficoltà nell’attenzione a scuola, problemi di sonno e conseguente eccessiva distrazione la mattina in classe. Per non parlare di altri problemi, oculistici, di postura, e relazionali.
Ricordiamo che dopo l’annuncio di qualche settimana fa, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con una argomentata circolare, supportata da importanti studi e ricerche internazionali, ha disposto “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato“.
Secondo un’indagine della Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 1.100 lettori, le categorie dei docenti, dirigenti e genitori si trovano in gran parte d’accordo sul divieto: in media, circa l‘80% di loro concorda con la misura adottata dal ministro Giuseppe Valditara.
Le motivazioni addotte sembrano di alto profilo scientifico. Molte ricerche internazionali, si legge nella circolare, hanno evidenziato una correlazione significativa tra l’uso del cellulare in classe, anche a scopo educativo, e il rendimento scolastico degli studenti.
Un’analisi approfondita – spiega ancora il Ministro – è stata presentata nel Rapporto Unesco “Global Education Monitoring Report 2023: Technology in Education: A Tool on Whose Terms?”, che sottolinea come i dati delle valutazioni internazionali, tra cui il Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA), mostrino un legame negativo tra l’uso eccessivo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e il rendimento degli studenti. In 14 Paesi, è stato riscontrato che la vicinanza ai dispositivi mobili distragge gli studenti, influenzando negativamente il loro apprendimento.
Nel Rapporto OCSE PISA 2022 (Volume II) “Learning During — and From Disruption”, emerge chiaramente che gli smartphone sono una fonte di distrazione, specialmente per gli studenti che li utilizzano frequentemente a scuola, con un impatto negativo sull’attenzione durante le lezioni di matematica.
Inoltre – prosegue la circolare – è stato osservato che l’uso continuo e spesso illimitato dei telefoni cellulari sin dall’infanzia e nella preadolescenza compromette lo sviluppo cognitivo naturale, con conseguenze quali la perdita di concentrazione, diminuzione della memoria, della capacità dialettica, dello spirito critico e dell’adattabilità.
Senza dimenticare, aggiunge il Ministro, il preoccupante aumento – anche in Italia – dei casi di sindrome dell’Hikikomori, un fenomeno di isolamento sociale volontario che spinge i giovani a rinchiudersi nelle loro case, rinunciando ai contatti con il mondo esterno.
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