Mohammad Sallu, 12 anni, e i suoi amici, ogni mattina escono di casa e si siedono nei vicoli, aspettando con ansia la spazzatura dai vicini laboratori di gioielleria: nonostante l’attenzione degli orefici, infatti, una invisibile polvere dorata viene trasportata via durante le lavorazioni e accuratamente raccolta da questi ‘spazzini dell’oro’, conosciuti come Newaras. Una piccola casta che porta avanti da generazioni questo lavoro faticoso certosino da generazioni. Alcuni riescono a portare a casa fino a 2 mila rupie al giorno, circa 25 euro, una fortuna per gli standard locali.
“Lo faccio da tre anni e sono diventato un esperto – dice Nallu – E mi pagano profumatamente”. Con la paga media Kumar Sunny, 23 anni, mantiene i suoi cinque fratelli e la madre vedova. “Non sono andato a scuola, così non ho una formazione; mio padre e mio nonno facevano lo stesso lavoro. Dopo che mio padre è morto, a otto anni ho cominciato a fare questo lavoro per sfamare la mia famiglia. Non potrei mai smettere. E’ stato trasmesso da mio padre, è una tradizione e in ogni caso io non sono abbastanza preparato per fare qualsiasi altra cosa”.
Mohammad Shera, 13 anni, ha lasciato la scuola all’età di otto anni. “Non credo che avrei potuto guadagnare meglio se avessi studiato o avessi fatto altri lavori umili – dice il ragazzo – L’oro non ci delude; in ogni secchio troviamo la polvere gialla. Il lavoro è faticoso, ma la parte migliore è il denaro che è nelle nostre mani a fine giornata”. (Adnkronos)
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