Tra i 6 e i 9 anni i tre quarti dei bambini utilizzano già lo smartphone; l’uso abituale arriva al 96% nella fascia di età 10-13 anni. Si tratta di percentuali altissime, che diventano preoccupanti quando si scopre che un bambino su tre dispone del telefono cellulare in totale autonomia rispetto ai genitori. Le indicazioni giungono da uno studio Swg per Italian Tech e Telefono Azzurro, che ha verificato l’entità delle abitudini e i rischi percepiti dall’uso degli smartphone da parte degli italiani ad iniziare dai più giovani.
L’indagine verrà presentata il 7 febbraio alla Camera, nel corso dell’Internet Safer Day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete, promossa da Telefono Azzurro e Italian Tech. Lo stesso giorno si celebra anche la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, durante la quale La Tecnica della Scuola dedicherà agli istituti scolastici (classi dalla terza media al quinto anno delle superiori) una diretta con “consigli pratici su come contrastare un fenomeno in crescita”.
Giovani tra “nomofobia” e giudizi
Tre giovani su quattro pensano anche che lo smartphone rappresenti un’innovazione positiva, che nel complesso ha migliorato la vita: una convinzione che manca, invece, tra la maggioranza degli adulti.
Sotto la “lente” dei ricercatori è stata posta anche la “nomofobia”, la paura di rimanere sconnessi e privi del proprio telefono: ebbene, questa colpirebbe due italiani su cinque, con un’incidenza maggiore tra i lavoratori e chi vive nelle grandi città. Ma anche tra i giovani il fenomeno è presente, tanto che anche a scuola non riescono a staccarsi dallo smartphone.
Una tendenza, quella della dipendenza da telefono cellulare dei giovani, che per molti adulti si tradurrebbe riguarderebbe in difficoltà nel socializzare e la capacità di esprimersi e argomentare.
Però, se lo smartphone può considerarsi “come la cocaina“, così come viene posta in uno studio del Senato sugli effetti dannosi dello smartphone sui giovani, l’85% dell’opinione pubblica risponde che il problema esiste, ma è un errore pensare che sia solo delle nuove generazioni.