Procede a Milano l’inchiesta per capire con precisione la dinamica dell’incidente a causa del quale è morto una bambino di 6 anni.
In questi giorni (ne sono già passati 8) l’autorità giudiziaria ha già sentito diverse persone (la collaboratrice scolastica, le insegnanti, probabilmente anche la stessa dirigente) me per il momento nulla trapela sui possibili sviluppi della vicenda.
Vicenda, che per la verità, presenta al momento aspetti difficili da comprendere.
Per esempio è strano che a parlare, almeno fino ad ora, sia stata soltanto l’insegnante di sostegno in servizio nella classe e per di più attraverso il suo legale che ha spiegato che la sua assistita è stata sentita ma solo come persona informata dei fatti.
D’altronde se l’insegnante di sostegno, che dopo l’incidente si è assentata dal servizio, era stata assegnata alla classe in relazione alla presenza di un alunno disabile (e non del piccolo Leonardo) è del tutto ovvio che non può in alcun modo essere chiamata in causa.
Secondo diverse fonti giornalistiche di questi giorni al momento dell’incidente erano in servizio due docenti, quella di sostegno e quella di inglese ed è per questo che appare curioso il fatto che a parlare sia solamente la docente di sostegno.
Per adesso, insomma, nessuno degli altri “attori” ha rilasciato dichiarazioni, né per dare qualche spiegazione né per esprimere un proprio punto di vista.
E’ molto probabile che la scuola abbia deciso di mantenere il silenzio anche per evitare di condizionare in qualche modo le indagini (ma è bene ricordare che i giudici sono perfettamente in grado di condurre un’inchiesta in modo imparziale anche quando sono sommersi dal clamore mediatico).
Un altro elemento “strano” riguarda i tempi: fino a questo momento non è stato emesso nessun avviso di garanzia nonostante che la Procura milanese abbia già fatto capire che si sta lavorando su una ipotesi di omicidio colposo legata alla omessa vigilanza.
Qualche nota di agenzia ha parlato di tempi non brevissimi legati alla necessità di esaminare in modo accurato il regolamento di istituto, ma forse c’è dell’altro: per esempio c’è da capire per quale motivo una classe prima sia stata sistemata al secondo piano dell’istituto (il dirigente lo aveva deciso in modo autonomo o dopo aver acquisito il parere di qualche organo collegiale?)
O forse il giudice sta esaminando anche altri atti particolarmente complessi per i quali sono necessari pareri tecnici non che richiedono tempi lunghi?
Infine destano curiosità anche le dichiarazioni del ministro Fioramonti che si è recato presso la scuola ma ci ha tenuto subito a precisare di aver incontrato la dirigente scolastica in forma strettamente privata.
E perché in forma privata? Forse per evitare di dover rispondere alle domande dei giornalisti (la più banale sarebbe: ma la scuola ha avviato una propria inchiesta interna e se sì cosa sta emergendo?)
I punti interrogativi, insomma, sono tanti e forse la prossima settimana ne sapremo qualcosa di più
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