La Federazione autonoma bancari italiani lancia l’allarme sugli stipendi degli italiani, “erosi dai tassi d’interesse su mutui, prestiti e credito al consumo”.
La quota delle rate rispetto al reddito disponibile è passata dal 9,50% del 2019 al 10,55% di marzo scorso, percentuale destinata a salire. Infatti, secondo quanto tutte le agenzie stanno battendo, l’aumento del costo del denaro al 4,25, con il rialzo di 0,25 deciso dalla Bce questa settimana, provocherà un vero e proprio “choc finanziario” per le famiglie, il cui reddito viene continuamente eroso, con una stima, rispetto al 2019, di un punto percentuale sugli stipendi delle famiglie italiane.
Sarebbero in Toscana Toscana, Lazio, Marche e Umbria gli aumenti più significativi degli ultimi due anni con uno spread di 251 punti.
Mentre esisterebbe una disparità territoriale per quanto riguarda i tassi d’interesse medi praticati dalle banche sui mutui che sarebbero più cari per le famiglie italiane che vivono in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia (4,18%) e per quelle che risiedono in Sardegna e Sicilia (4,23%).
Fa inoltre sapere la Federazione Autonoma Bancari Italiani: “Già provati da inflazione e rincari delle bollette, le famiglie italiane devono fare i conti con una nuova stangata che si è abbattuta sulle loro tasche: il costo del denaro portato giovedì 27 luglio al 4,25% dalla Banca centrale europea cosicchè l’Italia è divisa in due per comprare casa: mutui meno cari al Nord, alle stelle al Sud e nelle isole”.
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