L'ex ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli (Pd)
Continua tenere banco l’idea di introdurre sui banchi di scuola delle barriere di plexiglass in occasione del ritorno alla didattica in aula a settembre: a parlarne, per la prima volta, è stata la ministra dell’Istruzione, Luca Azzolina, durante l’incontro tenuto con sindacati e parti sociali il 4 giugno Palazzo Chigi proprio sulla ripresa della didattica in presenza in corrispondenza del nuovo anno scolastico.
La proposta delle barriere di plexiglass ha trovato più dissensi che consensi. I primi a lamentarsi dell’ipotesi sono stati i partiti d’opposizione, con il leader della Lega Matteo Salvini, sostenendo che “solo un ministro incompetente poteva pensarlo”.
Anche gli psicologi l’hanno “bollata” come inapplicabile. Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, ha detto che “pensare ai bambini dentro alle gabbie di plexiglas fa rabbrividire: è come vederli al guinzaglio o con la museruola”.
Ora l’idea riscuote critiche anche tra gli alleati di Governo. Parlando a Rai Radio 1, alla trasmissione radiofonica dell’8 giugno ‘Un Giorno da Pecora’, Valeria Fedeli (Pd), ex ministra dell’Istruzione, ha detto che quella del “plexiglass tra i banchi è un’idea pessima”.
“Stavolta è proprio sbagliata”: alla ministra Lucia Azzolina “glielo hanno detto tutti”, ha dichiarato la senatrice Pd.
Per la Fedeli l’inefficacia del sistema, che complicherebbe non poco le relazioni e la socialità scolastica, “è una proposta che non ha preso in considerazione nemmeno la task force” ministeriale incaricata dallo stesso dicastero di Viale Trastevere per studiare le modalità di ritorno alle lezioni in presenza.
Chi può averla suggerita alla ministra Azzolina? “Non lo so, forse l’avrà vista da qualche parte, non ne ho idea”, ha chiosato l’ex ministra.
Sembra, però, che l’idea del plexiglass in classe non sia stata prodotta nemmeno della ministra dell’Istruzione: sarebbero stati gli esperti e scienziati del Comitato tecnico scientifico a indicarla come soluzione da attuare in caso di “massima emergenza”, al fine di garantire comunque il diritto alla studio.
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