Progetto originale, perche finora sono stati altri gli strumenti tecnologici nelle classi italiane: lavagne elettroniche e tablet, soprattutto.
«Abbiamo preso un Raspberry Pi dall’omonima fondazione, a 25 dollari, e l’abbiamo chiuso m un banco, su cui abbiamo montato una tastiera e uno schermo touch da 7 pollici, coperto da un plexiglass», dice Marco Neri, responsabile del progetto presso Almaviva, azienda di consulenza It e system integrator. «Basta sollevare il plexiglass per usare il banco in modalità digitale. Se no, e un normale banco», spiega. Il Raspberry Pi è un computer grande quanto una carta di credito, architettura Arm (quella degli smartphone), sistema Gnu/Linux.
È un’idea nata nell’università di Cambridge proprio per digitalizzare ospedali, scuole. «Il sistema può collegarsi a un portale di servizi cloud: contenuti didattici, i file delle lezioni, ebook, l’applicazione per il registro: è già funzionante nell’istituto di Trapani». Costo totale, «120 euro per banco, ma solo perché ora è in uno stadio di prototipo. Sarà molto più economico, una volta prodotto in serie». Almaviva è in trattativa con vendor internazionali, per questo scopo e conta di vendere l’installazione alle scuole a partire dal prossimo anno scolastico. «Il progetto mi ricorda i banchi informatici sviluppati da Smart Technologies, negli Usa e in Svezia: ma quelli spiega Paolo Ferri, dell’università Milano Bicocca e membro della commissione Scuola 2.0 nominata dal Miur per diffondere tecnologie e modelli didattici.
«Gli standard anglosassoni, che stiamo adottando in Italia in alcune scuole pioniere, mettono invece i tablet nelle mani di bambini e ragazzi, che possono portarseli a casa», spiega. Nelle primarie e nelle medie ci sono anche lavagne elettroniche, sostituite pero da videoproiettori interattivi nelle superiori. La grandezza dei tablet cambia con l’età dei ragazzi. «Nelle superiori tendiamo a usare notebook convertibili in tablet». Nelle scuole, viene installato anche un totem per la gestione amministrativa e delle presenze, il wifi e la connessione a internet. Sono una ventina le scuole italiane attrezzate in questo modo, «e l’obiettivo è averne altre due-tre per regione, per un costo di 20omila euro a scuola, compresa la formazione dei docenti», dice Ferri. (da Il Sole24Ore)