Va bene la stabilizzazione del personale precario, però bisogna guardare i numeri e questi ci dicono che l’enorme presenza di supplenti annuali nella scuola non si supera assumendo 6.000 docenti di religione ancora non di ruolo su una materia che raccoglie sempre meno adesioni.. È il senso dell’intervento di Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil, rilasciato all’Ansa nella giornata in cui è stata apposta la firma del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara sui due bandi che disciplinano le procedure ordinarie per il reclutamento di insegnanti di religione cattolica nella scuola dell’infanzia e primaria e nella scuola secondaria (1.928 posti ripartiti tra le due procedure, 927 posti per la scuola dell’infanzia e della primaria e 1.001 posti per la scuola secondaria), a cui si aggiungono altri 4.500 posti per le procedure straordinarie.
Bene, ma non. troppo
Secondo la leader Flc-Cgil, “premesso che buona parte di coloro che sosterranno i concorsi per diventare docenti di religione sono precari, e siamo contenti che queste persone si stabilizzino, i concorsi di religione cattolica non sono però la risposta di cui ha bisogno la scuola”, ovvero le immissioni in ruolo almeno di decine e decine di migliaia di supplenti che lavorano ogni anno con cattedre in organico di diritto e anche su quelle libere di sostegno che continuano ad andare in deroga.
La Fracassi conclude il suo giudizio ricordando che “c’è un tema che si chiama precarietà ed ha numeri impressionanti”, ma anche che “la frequenza dell’ora di religione cattolica da parte degli studenti è sempre più bassa“.
La riduzione di chi si avvale è un dato di fatto
Su quest’ultima precisazione i numeri sono inequivocabili.: la media nazionale di diniego allo svolgimento della religione cattolica (che non è catechesi, ha sottolineato più volte il sindacato Snadir) si aggira sul 15 per cento (cresce di anno in anno, basti pensare che nel 2010 stava sotto il 10 per cento). E si tratta di un dato per i vescovi preoccupante poichè corrisponde ad oltre un milione di allievi che quando c’è religione escono dall’aula.
Il record per la scuola secondaria, soprattutto dei licei artistici dove quasi 3 studenti su 10 dicono ‘no’, appartiene a Torre Pellice, in provincia di Torino, dove si arriva a sfiorare il 90 per cento di studenti che non si avvalgono delle lezioni di religione e svolgono un’ora a settimana su contenuti di materie “alternative”.
A ben vedere, quello di Torre Pellice è un dato che si giustifica per la nota presenza in quella zona piemontese di minoranze di altre etnie o di altre religioni nel territorio, ma soprattutto della sede storica della comunità valdese. Poi va anche detto che al Nord l’alta presenza di cittadini immigrati contribuisce a tutto questo: non a caso, in Lombardia più di un alunno su cinque si avvale della possibilità di non seguire la disciplina.
Ma il disinteresse per la religione si riscontra pure in territori di Centro-Sud. Una località, in particolare: si tratta di Comiso, nel Ragusano, dove molti dei 30 mila abitanti credono in Allah e non in Dio. La dirigente scolastica ha fatto chiarezza, qualche giorno fa, sui dati.