Perché gli amministratori della cosa pubblica, quelli onesti, arrivano sempre dopo il lavoro della magistratura per scoprire fogne a cielo aperto? Come quella che ha colonizzato Roma negli ultimi lustri: densa di trafficanti di armi e di droga, di mafiosi e di post-mafiosi, di rapinatori e di farabutti che, di fatto, hanno sequestrato e intascato, indisturbati, risorse pubbliche. E’ così difficile fare opera di prevenzione? Escogitare anticorpi giudiziari e comportamentali?
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Così, rimane di sicuro conforto sapere che classe politica e tecnici Mef, armati di sorvegliate competenze, si apparecchino a varare, preventivamente, il veliero della “buona scuola” (pubblica e statale), in grado di navigare per le ridenti paludi del Paese più corrotto dell’Occidente, incistato nella civilissima Europa.
L’imbarcazione è addobbata a gran pavese: c’è anche la bandiera della “meritocrazia” e quella della “valutazione”. Sul ponte di comando, ma a smerigliare tecno-didattiche, gli “innovatori naturali”, che dotano la Nazione di “un meccanismo permanente di innovazione, sviluppo e qualità della democrazia” (pag. 5).
Infine, poiché “le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola” (pag.124) si attivano altri meccanismi, ma dissimulati, come i provvedimenti di natura estrattiva sulle retribuzioni del personale stesso: ma al solo e nobile scopo di restituire al vascello fantasma i venti e l’aria fritta della immancabile e sbandierata modernità. Come quella sulla libertà di licenziamento, esibita dal “jobs act”.