Barbara Riccardi, di Lecce, è la MasterProf italiana candidata tra i 50 finalisti al Global Teacher Prize 2016, il Premio «Nobel» per l’Insegnamento. La finale del «Nobel» si terrà in marzo a Dubai, al vincitore andranno un milione di dollari.
Dice la Riccardi nel corso di una intervista riporta dalla Stampa: «Il mio passepartout è insegnare giocando, pensando a me da bambina e da alunna, e come evitare di annoiare me e loro, per questo invento modi e modalità per approcciare la didattica in modo creativo, ricercando formule magiche che siano accattivanti per attrarre la loro attenzione verso l’apprendimento».
«L’iniziativa avviata dai ragazzi dell’Istituto Galilei – Costa di Lecce aveva già catturato la mia attenzione lo scorso anno. Il prof. Manni è proprio il Manni che alla 1 edizione del Global Teacher Prize si è qualificato, insieme all’altra italiana Daniela Boscolo, tra i 50 finalisti. Dopo aver sentito e letto le loro interviste e presa consapevolezza di poter mettere a disposizione di altri docenti le mie esperienze, il mio primo step è stato quello di raccontare la mia storia, chi sono e come faccio scuola, iscrivendomi al loro sito Master Prof», un luogo web dove poter valorizzare la professione docente, «un’opportunità da cogliere al volo – afferma la professoressa – per riprenderci la giusta posizione nel mondo, come persone che praticano un lavoro tra i più belli ed importanti».
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«Dietro ogni successo, ogni azione, – aggiunge – c’è un lavoro di team, di sinergie e di condivisione che, anche in questo caso, è stato possibile realizzare con i miei colleghi. Porto le cose che mi appassionano dentro la scuola, il vissuto reale a disposizione dei ragazzi che possono brevettarsi e brevettare a loro volta forme adeguate al loro modo di apprendere. Tutti noi docenti possibili – quelli che pensano “Si può fare” – dovremmo mantenere sempre alto il fuoco vivo della voglia di imparare, la forza di proseguire il cammino di aggiornamento personale e professionale per stare al passo con i tempi e non rimanere arretrati rispetto ai ragazzi che oggi poi sono multitasking e sono molto più smart nell’apprendere attraverso linguaggi più multimediali e tecnologici».
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