Il professore di storia medievale e divulgatore storico Alessandro Barbero, 65 anni, va in pensione dopo 26 anni all’università del Piemonte Orientale. In un’intervista a La Stampa, riportata da Open, il docente ha spiegato la motivazioni. Le sue riflessioni sono applicabili, almeno in parte, anche al mestiere degli insegnanti che lavorano a scuola.
“Mi sono accorto che il lavoro di docente è diventato inutilmente più gravoso. La burocratizzazione del nostro mestiere, il tempo passato a svolgere attività che un amministrativo farebbe molto meglio, la pretesa di trasformare studiosi e ricercatori in capi ufficio ha reso stressante un lavoro bellissimo”, ha detto Barbero.
Secondo lui “la qualità dei giovani, negli anni, non è cambiata. La quantità di teste, di gente appassionata è sempre la stessa. Certo, ogni generazione ha caratteristiche sue: oggi i ragazzi sono forse più fragili, più spaventati dall’incertezza del futuro e timorosi rispetto al passato”.
Poi ha confessato “di non essere un grande maestro: lascio molta libertà agli studenti, cosa che ritengo positiva, ma non inseguo chi viene a chiedermi la tesi e poi, per qualche motivo, si perde lungo il tragitto”.
E, sul mondo delle discipline umanistiche: “La narrazione secondo cui un laureato in lettere sarà un disoccupato è falsa. Va da sé, però, che nella dimensione attuale, in cui l’università è fortemente aziendalizzata, un dipartimento umanistico offra meno occasioni per collaborare con l’economia del territorio. Noi alleviamo quella parte di popolazione che vuole ragionare sulla storia, la filosofia, la lingua, i motivi per cui stiamo al mondo. Ed è una funzione indispensabile per il benessere della società: i nostri laureati magari non diventeranno ricchi, ma saranno il lievito che fa crescere le nuove generazioni”, ha concluso.
Il professor Barbero, storico ha tenuto marzo scorso una lezione su Federico II al teatro San Carlo di Napoli, appuntamento che è stato un vero e proprio evento per moltissimi giovani, che hanno accolto davvero calorosamente il docente.
Ad ascoltarlo ben 1700 persone. Barbero ha anche fatto alcune riflessioni sul suo lavoro e sul rapporto con i ragazzi, che da sempre lo lodano per il modo in cui riesce a farli appassionare alla materia. Ecco cosa ha detto, come riporta La Repubblica: “I giovani di oggi hanno una gran voglia di sapere, di confrontarsi, di discutere. Io e tutti i colleghi che fanno questo mestiere lo sappiamo. Sappiamo che questi giovani rappresentano una bellissima generazione ed è la nostra fortuna vivere e lavorare in mezzo a loro”.
“Il successo tra i giovani? So di averne e ne sono orgoglioso, certo tanto entusiasmo in questa occasione non me lo sarei aspettato. Federico II si porta bene questi 800 anni, mi sembra giovanissimo ancora. È fondamentale per tutta l’Italia. Nel Medioevo, che non era affatto tenebroso, l’Italia ha raggiunto dei vertici di civiltà che poi si è dimenticata. Proprio in quel Medioevo che una città come Napoli ha bisogno di guardare indietro per riscoprire cosa vuol dire essere all’avanguardia”, ha aggiunto ai microfoni di NapoliToday.
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