Lo storico, saggista e divulgatore Alessandro Barbero ha ricevuto il diploma honoris causa della scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Firenze. Lo riportano i principali media come FirenzeToday. Barbero, da poco in pensione, ha rilasciato alcune dichiarazioni che riguardano anche la scuola.
Ecco come ha accolto il riconoscimento: “Ricevere questo diploma per me è un punto di arrivo di una vita che ho passato in luoghi come questo. Chiunque faccia il mio mestiere le giornate più belle della sua vita sono quelle che passa in archivio. Io, ancora oggi, quando vedo che ho due giorni liberi dico: Vado in archivio, mi divertirò da matti. Frase che suscita sempre uno sguardo scettico nei miei interlocutori ma non hanno idea di come sono vivi questi luoghi, anche se parli con i morti in realtà dialoghi con coloro che ti hanno lasciato la voce di quando erano ancora vivi. Questo diploma in archivistica è il coronamento di una vita passata a lavorare in questi luoghi. Sono lieto di aver contribuito a diffondere la conoscenza del patrimonio archivistico come base scientifica di quello straordinario scenario che è la storia”.
In occasione del diploma Barbero ha tenuto una lezione sulla battaglia di Montaperti del 4 settembre 1260. L’incontro si è concluso con un messaggio ai ragazzi che decidono di iscriversi alle facoltà umanistiche ma che, spesso, vengono ostacolati nella scelta di questo percorso ritenuto meno proficuo.
“Se ti appassiona la filosofia, la storia o la linguistica iscriviti ad una facoltà umanistica. Ti diranno che morirai di fame ma non è vero. Non diventerai ricco ma sbocchi lavorativi ci sono. Uno di questi è l’insegnamento, un lavoro che potrebbe essere il più bello del mondo. A quel punto alla domanda: ‘lo sai che non diventerai ricco?’ si può rispondere che sono luoghi comuni un po’ miserabili, sei tu che devi decidere se ridere in faccia a chi te la pone”.
Barbero, 65 anni, è andato recentemente in pensione dopo 26 anni all’università del Piemonte Orientale. In un’intervista a La Stampa, riportata da Open, il docente ha spiegato la motivazioni. Le sue riflessioni sono applicabili, almeno in parte, anche al mestiere degli insegnanti che lavorano a scuola.
“Mi sono accorto che il lavoro di docente è diventato inutilmente più gravoso. La burocratizzazione del nostro mestiere, il tempo passato a svolgere attività che un amministrativo farebbe molto meglio, la pretesa di trasformare studiosi e ricercatori in capi ufficio ha reso stressante un lavoro bellissimo”, ha detto Barbero.
Secondo lui “la qualità dei giovani, negli anni, non è cambiata. La quantità di teste, di gente appassionata è sempre la stessa. Certo, ogni generazione ha caratteristiche sue: oggi i ragazzi sono forse più fragili, più spaventati dall’incertezza del futuro e timorosi rispetto al passato”.
Poi ha confessato “di non essere un grande maestro: lascio molta libertà agli studenti, cosa che ritengo positiva, ma non inseguo chi viene a chiedermi la tesi e poi, per qualche motivo, si perde lungo il tragitto”.
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