Da un lato ci sono migliaia di diplomati magistrali che sperano nell’esito positivo dell’Adunanza Plenaria del prossimo 15 novembre. Dall’altro lato ci sono i laureati e i laureandi in scienze della formazione primaria che sperano invece in una bocciatura, dato che gli stessi diplomati magistrali andrebbero a “togliere il posto” proprio ai laureati, che una volta terminata l’Università non potrebbero andare in aula ad insegnare.
In realtà abbiamo già scritto in precedenza dell’iniziativa del coordinamento Scienze della formazione primaria, che ha lanciato la campagna #scemochisilaurea, provocatoriamente per denunciare la situazione dei laureati, che vengono scavalcati dai diplomati per l’insegnamento.
Ad alimentare la polemica non è tanto (o meglio, non solo) il fatto di essere scavalcati dai diplomati magistrali, di cui però molti di questi hanno spesso anche 10 o più anni di insegnamento alle spalle, ma il fato che fra i 60mila precari inseriti in GaE grazie al diploma magistrale ante 2001/2002, vi sono moltissimi che hanno svolto altri lavori, come fruttivendoli, impiegati e commessi: “Non ci stiamo che un barista vada a insegnare e noi invece finiremo a fare i tappabuchi nelle classi”, afferma Eugenia Anastasia Maccarrone, voce del coordinamento dell’ateneo di Bologna, su Repubblica,it.
Ricordiamo infatti che, nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, i laureati di Scienze della formazione primaria, a partire dal 2009, hanno perso la possibilità di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), chiuse nel 2008 proprio per smaltire tutti quelli in elenco, si legge su Repubblica.it. In aggiunta, la legge 296/06 ha consentito l’accesso alle Gae a tutti gli abilitati. La possibilità di essere inseriti è stata data, con riserva o a pieno titolo, a chi ha conseguito il diploma magistrale prima del 2001 a seguito di un ricorso al Tar del Lazio, sostenuto dai sindacati, in particolare da Anief. I giudici hanno riconosciuto nel diploma magistrale un titolo abilitante.
In caso di esito positivo dell’Adunanza Plenaria i ricorrenti diplomati entrerebbero a pieno titolo nelle GaE, mentre i laureati sarebbero relegati in seconda fascia di istituto.
“Che senso ha superare un test d’ingresso al corso, sostenere 40 esami, frequentare 30 laboratori e fare per quattro anni tirocini nelle scuole se poi veniamo scavalcati in questo modo”, si chiede Eugenia Anastasia, laureanda Formazione primaria. “Tra i diplomati magistrali ci sono anche quelli che hanno insegnato per tanti anni da precari, che hanno tenuto in piedi la scuola italiana: rispetto a loro noi facciamo dieci passi indietro. Non lo vogliamo fare invece rispetto a chi rispolvera un vecchio diploma pur di trovare un lavoro”. In una lettera aperta il coordinamento nazionale di Roma, con gli studenti di Bologna, solleva il problema della qualità: “Quali le conseguenze? A chi si affida la trasmissione dei saperi? Una scuola di qualità richiede competenze, e la qualità della scuola è delle persone che conseguono un titolo accademico e che chiedono solo dignità a una laurea quinquennale e migliori ed equiparate situazioni lavorative”, si legge ancora.su Repubblica.it .
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