I genitori dei ragazzi delle elementari, cooptati dalla Fcpe, la principale associazione di genitori francesi, e dall’Institut coopératif de l’école moderne, lo scorso 15 marzo hanno lanciato un appello, supportato da un blog, per invitare alla protesta contro i compiti a casa.
Basandosi su una dimenticata circolare ministeriale del 1956, che vietava “di assegnare compiti a casa ai bambini delle scuole primarie”, i genitori chiedono agli insegnanti 2 settimane senza compiti a partire dal 26 marzo e un nuovo rapporto scuola-famiglia, sperimentando, per esempio, altre modalità per comunicare il lavoro fatto in classe e altre modalità per supportare l’istruzione dei bambini delle elementari.
Sostengono fra l’altro i francesi: “O i ragazzi hanno capito la lezione in classe e allora è inutile perdere tempo a casa; o non l’hanno capita, ma non la capiranno senza l’aiuto di un insegnante”. Più sottilmente però affondano la loro proposta nel fianco delle disuguaglianze sociali, cosa che dovrebbe fare riflettere pure i nostri docenti. Dicono infatti che i compiti a casa, oltre a causare liti in famiglia, ampliano le diseguaglianze tra i bambini, molti dei quali non hanno i genitori che possono seguirli, nè gli strumenti adeguati.
Seguitissimo il blog, con oltre 22.000 fan, che è diventato un punto di riferimento per sfogare le difficoltà dei genitori: “Ho 3 figli – scrive Pauline – e nel weekend i compiti ci impediscono di andare dai nonni o ad un concerto. Preferirei vederli giocare con i lego”.
E Marie dice: “Perché voi insegnanti potete riposarvi la sera e i nostri figli devono studiare fino a tardi?”.
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