Abbiamo già parlato dei gruppi WhatsApp tra i genitori degli alunni e adesso riproponiamo il problema data la diffusione del nuovo sistema di comunicazione che non convince molti.
In quella occasione si lamentava il cattivo uso delle chat perché potevano portare a giudicare frettolosamente l’operato dei docenti e, adesso invece, sulle pagine del Corriere della Sera, c’è lo sfogo di un genitore, che ha abbandonato la chat di classe in quanto era arrivato ad uno stato di mal sopportazione dello strumento: “ho lasciato la chat su WhatsApp dei genitori della scuola di mio figlio. E sono tornato un uomo felice. Ma non l’ho fatto per gli effetti collaterali, che pure sono fastidiosi. L’ho fatto perché la chat, in sé, è gravemente dannosa per la salute. Peggio delle sigarette”, dichiara l’uomo.
Il papà in questione analizza lo stato dannoso della chat individuando due pericoli principali: “il primo motivo è che trasforma ogni refolo di vento in una tempesta. Un esempio? A scuola fa freddo dopo le feste di Natale. Uno solleva il caso, un altro minimizza. Un altro ancora attacca la maestra, poi c’è quello che la difende, quello che se la prende con la preside. Dopo un po’ arriva quello che ricorda i tempi della nonna, quello che tira in ballo il sindaco, quella che difende il sindaco. Alla fine non si risolve nulla. Anche senza la chat non si risolve nulla. Ma almeno non c’è quella sfilza di squilli e vibrazioni che ti fa dimenticare l’unica cosa davvero importante da fare: chiedere a tuo figlio (non alla chat) se a scuola fa freddo. E in caso mettergli una maglia più pesante”.
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Sembra avere le idee chiare quest’uomo in merito alla questione, aggiungendo anche il secondo motivo per cui la chat dei genitori possa essere dannosa: “il secondo motivo per cui la chat fa male è quella che gli esperti chiamano vetrinizzazione della identità. Cosa vuol dire? Spesso chi interviene non lo fa per dare il suo contributo alla soluzione di un problema, ma per essere sicuro di dare l’immagine giusta di sé. Una gara senza vincitori dove tutti siamo perdenti: ognuno vuole sembrare presente e premuroso, quando parla della merenda bio, della festa della domenica o del pomeriggio con gli amichetti. Alla fine, davanti a tanta premura, tutti finiamo per sentirci inadeguati. A parte la super mamma perfetta che c’è in ogni classe ma che, tranquilli, di solito fa solo finta”.
Per evitare facili allarmismi, critiche inutili verso scuola e insegnanti e ansie di vario tipo, il papà propone la buona “vecchia” casella di posta elettronica: “l’altro giorno, quando c’è stato il terremoto e la scuola è stata evacuata, noi genitori siamo stati avvertiti via mail. Nessuna risposta tanto per rispondere, solo la comunicazione di quella santa donna della nostra efficientissima rappresentante di classe. Alla fine, sulla mail, l’ansia da prestazione scatta più difficilmente. E le piccole cose tendono a rimanere quello che sono, piccole cose”.
Insomma, tornare a parlare dei propri figli e delle loro scuole nella “vita reale” e non in “tempo reale” sulla chat, sarebbe molto più sano e produttivo invece che rincorrersi fra faccine e punti esclamativi.
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