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“Basta con i test, rovinano i ragazzi”: da Londra la protesta dei prof

Centinaia di insegnanti inglesi incrociano le braccia per un giorno contro il ministro dell’istruzione Gove e il suo modello di scuola, fatto di “smitragliate” di quiz e competitività sfrenata
Intellettuali e scrittori, come la poetessa laureata Carol Ann Duffy, scrivono una lettera al Times per condannare l’impostazione che il ministro Gove sta dando alla scuola. “La competizione tra i ragazzi attraverso un incessante uso di test dai risultati definitori alimenta un crescente senso di fallimento nella maggioranza degli allievi”.
Un reportage da Londa della Stampa svela gli inghippi dei test
Scrive il giornale: i 189 firmatari della lettera, tra cui professori universitari di Oxford, Bristol e Newcastle e scrittori come Melvin Burgess, Michael Rosen e Terry Jones, sottolineano che “La spinta verso sempre maggiori risultati nei test nazionali porta inevitabilmente a un tipo di insegnamento appiattito sui test che restringe notevolmente la gamma delle esperienze didattiche. Gli allievi, le famiglie e gli insegnanti sono sottoposti a una quantità di stress dannosa alla salute”. Scrittori e accademici sono convinti che il risultato dell’insistenza del ministro Gove per questo approccio porterà a “conseguenze devastanti per la salute mentale dei ragazzi”.
Lo sciopero degli insegnanti che si svolge nelle quattro principali aree scolastiche inglesi, è stato dichiarato dai due principali sindacati del settore. Il governo ha condannato lo sciopero dicendo che l’azione sindacale colpisce 49 autorità locali in Inghilterra. Chris Keates, segretario del sindacato Nasuwt, dice: “La grande maggioranza degli insegnanti oggi sta scioperando. Lo sciopero è l’ultima risorsa, gli insegnanti sono rimasti senza scelta se non di dimostrare la loro rabbia e la loro frustrazione per un ruolo svalutato e banalizzato”.
Un portavoce del ministero, riporta ancora il quotidiano torinese, si è detto “sconcertato che lo sciopero accada proprio mentre il governo propone di pagare di più i professori più bravi”. Ma non è solo una questione di soldi, la professione dell’insegnante è diventata una delle più difficili e meno rispettate del paese. L’autonomia dei professori, dalle primarie alle secondarie, è azzerata da selve di prescrizioni burocratiche e griglie valutative preconfezionate. Il rapporto con gli allievi è completamente falsato dall’onnipresente minaccia di cause legali da parte dei genitori. Con un processo che è ormai globale, il rischio è che il proliferare delle regole nelle democrazie di tipo occidentale non porti a una società più ordinata e protetta, ma a una giungla dove tutti si sentono perduti.

Pasquale Almirante

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