Ho aperto “il velo un’ipocrisia antica anche sulla politicizzazione di una parte del corpo insegnante rispetto alla funzione educativa nelle scuole così come su altre ipocrisie e luoghi comuni insopportabili dell’ideologia di sinistra a cominciare dal totem dell’integrazione”: rincara la dose la sindaca di Monfalcone (Gorizia), Anna Maria Cisint, dopo le polemiche sulla sua intenzione espressa di affidare al Garante infanzia un ascolto riservato a genitori, studenti contro le influenze politiche dei docenti sugli alunni. In particolare per dire basta a quella “egemonia di sinistra” presente in molte scuole superiori.
Perché, sostiene, la libertà d’insegnamento “è un valore inviolabile e sacro che dobbiamo difendere e proprio per questo l’obiettività ne diventa a sua volta un cardine imprescindibile”.
A seguito di quella presa di posizione, ora “contro il sindaco di Monfalcone è in atto una mobilitazione ‘di sinistra’ che sembra tanto una battaglia di casta, ma che, al di là della penosità dei fini e dei contenuti, ha il merito di tenere aperta una discussione fondamentale, che sono orgogliosa di aver contribuito ad alimentare, perché è nella scuola che si formano gli italiani di domani”, ha scritto la stessa prima cittadina.
La Cisint ha anche ribattuto ad un ‘insegnante di sinistra come si autodefinisce, Stefano Piredda, che invita il sindaco dalle colonne de La Repubblica a spiegare le proprie ragioni, sollevando una serie di quesiti. La Cisint indica che Piredda “ha ricoperto importanti responsabilità politiche, assessore alla cultura a Monfalcone e componente della segreteria Pd – che lo connotano come persona dalle solide basi di partito, con un’appartenenza politica, più che culturale o ideale, al mondo ‘di sinistra’. Legittima, ovviamente, ma come tale non priva di faziosità e di pregiudizio preconcetto”.
Secondo la Cisint, la sua posizione contro il fare politica in classe è “largamente condivisa da parte della ‘maggioranza silenziosa’, che ora si esprime con una voglia nuova inarrestabile di partecipazione e di verità perché è venuta meno la sudditanza culturale che ha pesato come un macigno sulla società italiana”.
Inoltre, “alcuni ‘opinion leader’ hanno cominciato a porre la domanda sui limiti del potere e dell’arbitrio dei singoli quando esercitano la loro funzione pubblica”.
Il sindaco di Monfalcone precisa: “Nessuna volontà di reprimere alcun dissenso né di fare schedature, ma neppure nessun arretramento rispetto all’esigenza di usare gli strumenti del Comune – il garante dei minori – per fare chiarezza nell’interesse di cittadini, studenti e insegnanti, la grande maggioranza dei quali opera con diligenza e serietà”.
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